Omelia (14-01-2024)
padre Paul Devreux
Commento su Giovanni 1,35-42

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!».

Il giorno prima Giovanni aveva visto Gesù venire verso di lui e aveva detto ai discepoli che si trattava del figlio di Dio, venuto a togliere il peccato del mondo e a battezzare in Spirito Santo. Ha detto cose importantissime, eppure nessuno si è mosso. Solo il giorno dopo due discepoli si decidono e provano a conoscere Gesù.

Per conoscere Gesù, non basta avere qualche idea su di lui. Tutti sanno chi è Gesù; ma conoscerlo è un'altra cosa. Ci vuole un incontro.


"Due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?».

I discepoli seguendolo, manifestano concretamente il desiderio di conoscerlo, e Gesù questo aspetta, perché rispetta la nostra libertà, ma quando vede che qualcuno veramente desidera incontrarlo è disponibilissimo, tant'è vero che prende subito l'iniziativa voltandosi e rompendo il ghiaccio. Domando loro: "Che cosa cercate?"

Domanda interessante anche per me. Cosa cerco?


"Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?».

Che è come dire: "Abbiamo voglia di conoscerti, perché il nostro maestro, Giovanni Battista, ci ha detto grandi cose su di te?". Di fatto sono poi rimasti con Gesù.

Ma proviamo a metterci nei panni di Gesù: cosa direi a qualcuno che mi fa questa richiesta? E un'altra domanda: Me la sentirei di fare da guida ad un gruppo di discepoli notte e giorno per anni?

A me bastano queste due domande per cominciare a capire la distanza che c'è tra me e Gesù. E' bene fare questa contemplazione, proprio per conoscerlo sempre meglio.


"Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio".

Mi stupisce questo dettaglio: dopo circa cinquant'anni, l'evangelista si ricorda che erano circa le quattro del pomeriggio, che è come dire che per lui è stato un momento decisivo, che ha cambiato la sua vita, la sua storia e la sua identità. Cosa gli ha raccontato Gesù?


"Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù".

Da questa reazione capiamo che Gesù ha detto qualcosa che li ha convinti del fatto che era il Messia. Purtroppo, quando capiscono questo, subito scatta in loro un preconcetto: quello di associare il messia al grande Davide, re potente e forte, che ha reso indipendente Israele. Gesù soffrirà molto per questo preconcetto dei discepoli e della gente.

L'unica cosa che c'è di autentico in questa reazione di Andrea è l'entusiasmo, tipico di chi ha incontrato il Signore. E' una cosa molto bella, ma per arrivarci ci sono volute tre cose.

Primo la testimonianza di Giovanni Battista, secondo il fatto che Andrea si è mosso, manifestando così il desiderio d'incontrare Gesù, terzo il fatto che, vedendo questa volontà d'incontrarlo, Gesù si è voltato e gli viene incontro.

Tre cose fondamentali. Se io lo voglio incontrare lo devo manifestare e se desidero che altri lo incontrino, devo solo testimoniare la mia esperienza.


"Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro".

Questo è un altro segno di autenticità: l'incontro con il Signore ti cambia la vita, come a Simone a cambiato il nome.


Signore benedici il nostro desiderio d'incontrarti, seguendoti e ascoltandoti. Grazie.


Buona domenica.