Omelia (14-01-2024)
Missionari della Via


All'inizio dell'anno liturgico siamo invitati a ricentrare occhi e cuore su Gesù: «Ecco l'agnello di Dio! E i suoi due discepoli [di Giovanni]... seguirono Gesù». La vita cristiana è amare e seguire Gesù, ascoltandone la parola, imitandone gli esempi, lasciando vivere in noi, per opera dello Spirito Santo, i suoi sentimenti, per fare della nostra vita un dono d'amore. Il cristiano è un viandante, uno sempre in cammino, dietro Gesù, insieme agli altri e per gli altri. L'avventura dei discepoli inizia da un'indicazione che Giovanni rivolge loro. Anche noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci indichi Gesù, che ci parli di Lui, che ci dia le giuste coordinate per seguirlo. Ecco l'importanza della Chiesa, di tanti fratelli e sorelle credenti, dei pastori, della direzione spirituale, il cui fine è aiutarci a discernere come parla il Signore e come seguirlo. E, a nostra volta, siamo chiamati ad essere come dei "piccoli Giovanni" che indicano Gesù alle persone, che non si mettono al centro ma si decentrano perché tanti possano trovarlo e farne il vero centro della loro vita. I discepoli iniziano a seguire Gesù, che chiede loro: «che cosa state cercando?». Domanda seria e profonda. Cosa desidero veramente? Gesù stimola e suscita i nostri desideri più belli, più profondi. I discepoli cercano il "luogo" della sua dimora, dove risiede, dove trova stabilità la sua vita. Gesù non offre un indirizzo ma propone un'esperienza, invita ad una relazione: «venite e vedrete». I due lo seguono e si fermano da lui. Possiamo immaginare lo stare insieme, le domande rivolte al Maestro, le sue risposte illuminanti, la sua presenza che man mano ne riscalda il loro cuore; insomma, la bellezza di un incontro che si fisserà nella loro memoria, al punto da ricordarne anche l'orario! Tutto ciò ci fa riflettere. In primo luogo, ci ricorda che l'incontro con Gesù non si dimentica, rimane fisso nella memoria. Quel momento particolare in cui ci ha toccato l'anima, in cui ci siamo aperti alla fede in Lui, il momento particolare della sua chiamata (che sia alla fede o a uno stato di vita particolare) non si dimentica, rimane impresso nel cuore. Ci fa bene ricordarlo, chiedendoci: quand'è che ho incontrato il Signore? Qual è quel momento particolare in cui Gesù mi ha chiamato a seguirlo? Quali sono i momenti forti della mia relazione con Lui? Farne memoria ci fa bene, ci aiuta a rinnovare la nostra adesione al Signore, senza paura di dirgli di sì! Perciò papa Francesco ci incoraggia: «Fratelli e sorelle, di fronte alla chiamata del Signore, che ci può giungere in mille modi anche attraverso persone, avvenimenti lieti e tristi, a volte il nostro atteggiamento può essere di rifiuto -"No... Ho paura... -, rifiuto perché essa ci sembra in contrasto con le nostre aspirazioni; e anche la paura, perché la riteniamo troppo impegnativa e scomoda: "Oh non ce la farò, meglio di no, meglio una vita più tranquilla... Dio là, io qua". Ma la chiamata di Dio è amore, dobbiamo cercare di trovare l'amore che è dietro ogni chiamata, e si risponde ad essa solo con l'amore. Questo è il linguaggio: la risposta a una chiamata che viene dall'amore è solo l'amore. All'inizio c'è un incontro, anzi, c'è l'incontro con Gesù, che ci parla del Padre, ci fa conoscere il suo amore. E allora anche in noi sorge spontaneo il desiderio di comunicarlo alle persone che amiamo: "Ho incontrato l'Amore", "ho incontrato il Messia", "ho incontrato Dio", "ho incontrato Gesù", "ho trovato il senso della mia vita". In una parola: "Ho trovato Dio". In secondo luogo, notiamo che la missione sgorga dalla relazione con Gesù. Andrea, dopo essere stato con Lui, pieno di gioia va dal fratello annunciandogli: «abbiamo incontrato il Messia». Dunque, Andrea prima ne ha sentito parlare, poi ha incontrato Gesù, poi è stato con Lui e infine lo annuncia, pieno di gioia per il tesoro immenso trovato! La missione sgorga dall'incontro con Gesù, dallo stare con Lui, e coinvolge tutta la nostra persona. Una missione che diventa annuncio appassionato, servizio disinteressato, mossa dal desiderio che altri incontrino il Signore e ne gustino la salvezza: «L'amore del Cristo infatti ci possiede [...] egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro» (2Cor 5,14-15). Sì, non posso tenere per me la bellezza di quanto incontrato, non posso tener chiuso nel cuore l'amore ricevuto! Perciò, come ci ha ricordato bene il papa: «Per Gesù non c'è andare senza stare, non c'è stare senza andare. L'annuncio nasce dall'incontro con il Signore; ogni attività cristiana, soprattutto la missione, comincia da lì. Non si impara in un'accademia, comincia dall'incontro col Signore. Testimoniarlo irradiarlo; ma, se non riceviamo la sua luce, saremo spenti; se non lo frequentiamo, porteremo noi stessi anziché lui, e sarà tutto vano. Può portare il Vangelo di Gesù solo chi sta con lui: uno che non sta con lui non può portare il Vangelo, porterà le sue idee, ma non il Vangelo. Ugualmente, però, non c'è stare senza andare. Infatti seguire Cristo non è un fatto intimistico: senza annuncio, senza servizio, senza missione la relazione con Gesù non cresce». Chiediamo al Signore che ravvivi in noi la gioia di averlo incontrato, il desiderio e il proposito di seguirlo, perché tanti, anche attraverso di noi, possano incontrarlo e trovare in Lui il senso vero e pieno della loro vita!