Omelia (14-01-2024)
padre Gian Franco Scarpitta
L' incontro che cambia tutto

Incontri ed esperienze che cambiano la vita. Se ne raccontano tanti, ciascuno con le sue particolarità e avendo come protagonisti giovani, ragazzi, ma anche persone di età più rispettabile, perché il coinvolgimento nella novità non conosce limiti di tempo. Se ne parla a proposito di avvenimenti di vita ordinaria che poi si scopre rimandino a qualcosa di trascendente o almeno non ordinario. Percorsi di vita nei quali ci si immette in un determinato itinerario e poi, poco per volta, ci si indirizza in un altro percorso che prima mai ci saremmo aspettati, perché si cambia idea o proposito, a volte senza sapercene dare una ragione.
Si comincia spesso con un progetto o un programma di vita e poi, tappa dopo tappa, si giunge a un obiettivo ben differente e inaspettato. Di esempi si potrebbero elencarne tantissimi, a partire dalla mia stessa vita: prima amante del giornalismo e delle lettere e orientato quasi esclusivamente in tal senso, successivamente mi ritrovai con l'idea del sacerdozio, prima concepita secondo lo scherzo e la battuta umoristica e poi sempre più consistente e motivata, foraggiata e sostenuta dalla parrocchia e dai vari accompagnamenti spirituali; fin quando questa si sostituì alla predetta volontà di vita letteraria. Una volta abbracciato definitivamente questo programma, ecco verificarsi in me un altro cambio di rotta: dalla convinzione ostinata del sacerdozio secolare in una Diocesi, alla scelta di un Ordine Religioso, inizialmente timida e titubante, poi sempre più entusiastica e approvata anche da altri, fino all'ordinazione sacerdotale nell'Ordine dei Minimi.
La spiegazione in ultima analisi è semplice: avevo di volta in volta aderito a un incontro personale con Colui che è il vero padrone della storia e della nostra vita, dal quale dipendono tutti i risultati e le conseguenze di ogni evento. Dio ci viene incontro, ci si propone per un incontro di dialogo e di comunione, ci invita così a soffermarci con lui, a riflettere, ci propone degli itinerari o delle soluzioni di vita. Realizzare questo incontro vuol dire quindi cambiare la vita. Ci si adopererà per dei programmi che per noi saranno più congeniali e appropriati, per i quali sceglieremmo non il posto in cui ci sentiamo a nostro agio o la posizione che più ci affascina, ma... il nostro posto, la nostra posizione.
La rivelazione ufficiale si conclude con l'ultimo apostolo ed è contenuta nella Scrittura e nel Deposito della fede custodito dalla Chiesa. Nulla però smentisce che Dio possa manifestarsi in molteplici altre forme, sempre allo scopo di riverberare la medesima rivelazione per rinnovarne la freschezza e l'attualità e una delle manifestazioni del Signore è appunto l'incontro, singolare che diventa spesso decisivo.
L'episodio che riguarda Samuele è abbastanza noto e lo si rievoca spesso quando si parli di chiamate misteriose e arcane. E' un ragazzino che non è abbastanza grande per aver conosciuto il Signore: non ne ha fatto esperienza, anche se si trova in un tempio a Lui consacrato. E' accudito dal sacerdote Eli, che lo ha educato e che non esclude che il Signore gli si possa manifestare in qualche modo. Del resto, sebbene non si siano più verificate visioni e manifestazioni straordinarie della Parola, sembrerebbe che l'autore sacro dia per scontato che esse possano verificarsi.
"Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta" è la risposta che ambedue, Samuele ed Eli concordano di dover dare a Dio, ciascuno a proprio modo e secondo il proprio stato. L'incontro di Dio con Samuele sarà determinante perché questi diventi profeta, innanzitutto recando un messaggio allo stesso Eli, che non riguarderà qualcosa di piacevole, ma addirittura una penitenza per un errore commesso. Questo incontro fra parola e ascolto produrrà anche che Samuele sia l'untore del futuro nuovo re d'Israele nella persona di Davide (1Sam 16, 6 - 13).
Durante quell'incontro notturno, la voce di Dio è stata per Samuele Parola. Non ne è rimasto confuso o disorientato, ma ha avuto da essa l'opportunità di aprirsi al Signore, che ha conosciuto per la prima volta, con il quale ha colloquiato e al quale ha aderito. E' stato un incontro.
Anche Gesù, Verbo Incarnato e Messia promesso dalle genti, ha realizzato un incontro. Tuttavia non subito con i suoi discepoli o con coloro che ha scelto alla sua sequela. Ha realizzato per prima cosa un incontro del quale ha voluto essere egli stesso discepolo e destinatario: quello con il Battista, da quale lui stesso si è fatto battezzare. Egli stesso ha voluto così ancora una volta sottomettersi alla volontà del Padre e accogliere la sua Parola, che lo identificava come suo Figlio. Proprio in ragione di questo e della testimonianza dello stesso Battista ottiene che alcuni discepoli di Questi passano alla sua sequela.
"Cosa cercate?" Domanda Gesù a bruciapelo, vedendoseli venire dietro. Con questa domanda vuole scoprire se la loro è solamente una c curiosità, una velleità del momento o davvero sono alla ricerca di una verità che altrove non troverebbero mai, anche se il Battista li ha già ben illuminati su questo. Vuole scoprire se il loro animo e pronto a percepire che sarà lui, Gesù Cristo, la via, la verità e la vita. E quando loro domandano "Mostraci dove abiti", non da' loro delle indicazioni topografiche generiche, ma li invita direttamente a seguirlo fino a casa sua. Gesù, che avrebbe potuto egli stesso architettare o instaurare qualsiasi incontro perché Dio fatto Uomo, incontra lui per primo il Padre facendosi suo discepolo per poi realizzare sempre egli stesso l'incontro con altri. Ogni esperienza sarà differente. Nel caso di Zaccheo,, colto nel mezzo del turbinio della folla mentre egli quasi non sperava di vedere "quale fosse Gesù", è egli stesso a chiamarlo e a intrattenersi con lui: "Scendi perché devo fermarmi a casa tua"(Lc 19, 1 - 10). Nella presente circostanza realizza un incontro fraterno, sereno con due persone alle quali è sato indicato mentre esse stesse prendono l'iniziativa di seguirlo e quando si intrattengono con lui sono le quattro del pomeriggio. Giovanni cita questo particolare cronologico perché vuole indicare la risolutezza, la decisione e la determinazione di queste persone che hanno deliberato di stare con Gesù.
Vivere Cristo è per loro d'importanza peculiare e ha la precedenza su qualsiasi altro desiderio o su qualsiasi altra prospettiva. Non chiedono a Gesù il perdono dei peccati confessati nel battesimo di Giovanni (che avrebbe potuto dare solo il Messia) ma vivono la realtà di Gesù come l'Agnello che toglie il peccato del mondo", che è la verità che salva dal peccato e rende liberi. Come dirà poi Paolo, la fede viene dall'annuncio e forse in questa circostanza i due discepoli corrispondono ad un annuncio, quello del Cristo Messia e Salvatore, con la loro integrità di vita visto che decidono di restare dove Gesù dimora e sono "le quattro del pomeriggio", il tempo cioè della ripresa, della forza e della decisione.