Omelia (22-01-2006)
don Bruno Maggioni
La chiamata a vivere il presente senza compromessi

L'evangelista Marco (1,14-20) inizia il racconto dell'attività pubblica di Gesù con un'annotazione cronologica («Dopo che Giovanni fu arrestato») e un'annotazione geografica («Si recò nella Galilea»). Seguono alcune parole che secondo Marco sono le prime che Gesù ha pronunciato, parole programmatiche e riassuntive, dense, per spiegare le quali occorrerebbe commentare l'intero Vangelo. Infine un breve racconto: la chiamata dei primi discepoli.
«Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino»: sono queste parole non facili, sulle quali tuttavia l'evangelista non ha creduto opportuno attardarsi in spiegazioni. È come se egli ci dicesse: hai tutto il resto del Vangelo davanti a te per comprendere: leggi e comprenderai.
«Convertitevi e credete»: convertirsi è un invito a un vero e proprio capovolgimento di mentalità. Non soltanto un capovolgimento nel modo corrente di organizzare la vita, ma anche e più profondamente, un capovolgimento teologico, cioè nel modo di pensare il Messia, la salvezza, la manifestazione di Dio.
Nel racconto della chiamata dei primi discepoli ci sono alcune cose che vanno sottolineate. La prima è che l'iniziativa è totalmente dalla parte di Gesù: vide, disse, li chiamò. L'iniziativa è sua, e il suo appello è gratuito. Il secondo tratto è che la chiamata di Gesù comporta un distacco talmente radicale e profondo che l'evangelista parla di abbandono del padre e del lavoro. Abbandonare il mestiere e la famiglia è come sradicarsi.
Un terzo tratto che pure appartiene all'essenza della sequela, è l'urgenza della risposta: «E subito lasciate le reti lo seguirono». Un quarto tratto essenziale è indicato dal verbo «seguire». Anziché dire che il discepolo è chiamato a imparare, il vangelo dice che è chiamato a seguire.
È una specie di anomalia sulla quale si riflette poco. Il verbo, che abitualmente si accompagna alla parola discepolo, è imparare. Usando, invece, il verbo seguire, il vangelo sottolinea che al primo posto non c'è una dottrina, ma un modo di vivere. E infine, nel quadro dei tratti già sottolineati, si inserisce una prospettiva sul futuro: «Vi farò pescatori di uomini».
La sequela evangelica non è mai una chiamata a star fermi, ma a camminare. La chiamata evangelica è un invito a uscire, ad andare verso l'universalità e la missione. Se il seguire non si conclude in un andare significa che si è intrapreso un cammino sbagliato. Non si è seguito Gesù, ma se stessi. Perché la sequela evangelica è diversa da tutte quelle sequele che invitano invece a separarsi e a rinchiudersi.