Omelia (21-01-2024)
don Roberto Seregni
Dio si è fatto vicino

Fin dalle prime righe del suo Vangelo, Marco vuole chiarire una cosa importantissima: Gesù non propone una nuova religione, ma annuncia un evento: il regno di Dio si è fatto vicino. Dio si è fatto vicino. È a portata di mano. Questo è il Vangelo: è la buona notizia di un Dio che si butta nella mischia, che si fa vicino, che accorcia le distanze. La conversione annunciata da Gesù riguarda proprio questo: abbandonare l'idea di un Dio capriccioso che sonnecchia tra le nubi del cielo fantasticando su quali castighi infliggere all'umanità e scoprire che Dio è vicino, è carne della nostra carne, è vita che palpita nel cuore dell'umanità. Questa, anche oggi, è la conversione piú urgente.
L'invito sferzante diretto ai quattro pescatori, chiarisce e approfondisce ulteriormente questo punto: "Venite dietro a me". Lo abbiamo già visto la settimana scorsa: il maestro non mette alla prova i suoi futuri discepoli per verificare se sono idonei alla missione, semplicemente li invita a seguirlo, a camminare con lui, a condividere la sua vita, a stare con lui.
Contrariamente a quanto normalmente accadeva in quel tempo, è Gesù che sceglie i suoi primi discepoli. Il maestro non sta seduto in una stanzetta aspettando che qualcuno si faccia vivo. Lui stesso va in cerca dei suoi discepoli e li chiama mentre cammina per invitarli a condividere il suo stesso cammino.
È il camino del regno di Dio. È il cammino di un regno che non ha un re, ma un Padre; che non ha sudditi, ma fratelli; un regno che si fonda sul comandamento dell'amore.
Questa è la buona notizia del Vangelo: Dio si è fatto vicino, ci raggiunge sulle rive della nostra quotidianità e ci invita ad un cammino di fraternità.
I primi quattro discepoli, senza pensarci troppo, abbandonano la barca e le reti per seguire Gesù.
Quali sono le barche e le reti che devi abbandonare per poter seguire Gesù?
Oggi, adesso, nella tua quotidianità, cosa devi "perdere" per trovare il cammino del regno?


Un abbraccio, buona settimana
Don Roberto Seregni