Omelia (14-05-2003)
padre Lino Pedron
Commento su Giovanni 15, 9-17

Come il Padre ama il Figlio, così il Figlio ama i suoi discepoli e, proprio perché li ama con un amore così grande, li scongiura di rimanere nel suo amore.

Gesù spiega come si rimane concretamente nel suo amore: osservando i suoi comandamenti, cioè vivendo la sua parola. Il Cristo si presenta come modello: egli ha custodito i precetti del Padre e perciò vive intimamente unito a lui.

Gesù si rivela come la vite della verità, cioè come la fonte della rivelazione e della salvezza mediante la manifestazione della vita di amore del Padre per inondare di pace, di gioia piena e di felicità profonda il cuore dei suoi amici.

I precetti dati da Gesù ai suoi discepoli sono tanti, ma il suo comandamento specifico, che li contiene tutti, è uno solo: l'amore scambievole tra i suoi discepoli.

L'elemento distintivo caratteristico dell'amore fraterno tra i discepoli è la sua misura e il suo modello: "Come io vi ho amati" (v.12). Il Cristo si presenta come l'esemplare dell'amore forte ed eroico, fino al vertice supremo (Gv 13, 1. 34) e come il fondamento di questo amore: è lui che lo rende possibile all'uomo. Difatti la particella "come" (kathòs) indica non solo un paragone, ma anche la base su cui poggia il comportamento del discepolo (Gv 6,57; 13,15).

Gesù può dare con efficacia il suo comandamento perché egli è il Maestro dell'amore e ne ha offerto agli amici la prova suprema con il sacrificio della vita (v.13). Il dono della vita per gli amici costituisce il segno più eloquente dell'amore forte e concreto.

L'amore di Dio si è manifestato nel dono del suo Figlio unigenito (Gv 3,16; 1Gv 4,9-10). L'amore di Dio è sperimentabile e concreto. L'amore dei discepoli dev'essere altrettanto concreto e impegnativo.

L'amore autentico per il Signore si dimostra osservando i suoi comandamenti (1Gv 2,4-5). Chi non vive la parola di Cristo, che prescrive l'amore per i fratelli, non può amare Dio (1Gv 4,20-21).

Gesù considera amici i suoi discepoli perché li ha resi partecipi dei segreti della sua vita divina (v.15). Egli ha rivelato loro il nome, cioè la persona del Padre e quindi li ha resi partecipi della vita di Dio rivelando e comunicando loro la vita del Padre (Gv 8,26. 40). Questo rapporto d'amore non è frutto di una scelta dei discepoli, ma è dono, è grazia.

Gli apostoli, e dopo di loro tutti i credenti, sono stati scelti dal Cristo per essere suoi amici e suoi missionari (v.16).

Gesù preannuncia la fecondità apostolica dei suoi amici. Una delle conseguenze importanti di questa unione fruttuosa con Cristo è l'esaudimento delle loro richieste al Padre, fatte nel nome di Gesù (v.16).