Omelia (28-01-2024) |
don Michele Cerutti |
Avere autorità L'espressione su cui vorrei soffermarmi, meditando il brano di Vangelo, oggi mi ha particolarmente colpito. Dice Marco che Gesù parlava alla gente giunta in Sinagoga come uno che avesse autorità e la gente lo conferma al termine del brano. L'evangelista è un discepolo di Pietro che scrive il suo Vangelo mentre il Principe degli Apostoli si trova a Roma. Penso che se ha riportato questa espressione si sarà soffermato a pensare come Gesù si rivolgeva ai suoi e sentire da un testimone diretto come il Maestro si esprimeva deve averlo scosso. Penso che anche voi ascoltando questo brano, non come ascoltatori smemorati, vi avrà colpito sentire la reazione della gente e dire: Parla come se avesse autorità non come gli altri Scribi. Possiamo dire con Gesù: Beato te o Padre perché non ti sei rivelato ai sapienti e intelligenti, ma ai piccoli. Questo brano ci mostra proprio questo i piccoli hanno compreso la grandezza di chi sta davanti. Ma cosa vuol dire che Gesù avesse autorità? Non di certo che si imponesse con comandi e ordini come potrebbe far risuonare questa Parola. D'altra parte Gesù nell'Ultima Cena lo dice: Non sono venuto per essere servito, ma per servire. Dirà ancor di più: Io sono in mezzo a voi come coLui che serve. L'autorità a cui si fa riferimento è l'autorevolezza del suo discorrere. Primo una grande empatia con la gente con cui entra in dialogo. Gesù non si pone su un livello alto, ma nello stesso tempo non cerca di fare l'amicone di chi gli sta vicino. Egli offre la Parola giusta per non disperdersi. Non giudica, ma aiuta a ritrovare nella persona stessa gli errori che ti portano lontano da Lui. Lo vediamo nel discorso intessuto con la samaritana al pozzo di Sichem, ma gli esempi possono essere diversi con Zaccheo o il giovane ricco. Quindi si pone vicino ad ogni uomo per aiutarlo a correggersi. Un chiaro riferimento a noi tutti chiamati in diversi ruoli a essere educatori in una comunità e in una famiglia. Il genitore ad esempio che fa l'amico del figlio non educa con autorevolezza. Un sacerdote che fa il compagnone di tutti non esercita il suo ruolo di guida. Certo entrare in dialogo è necessario, ma senza perdere di vista la propria identità. Gesù deve a volte con Pietro fare la voce dura: Vade retro Satana! Non giudichi secondo Dio, ma secondo gli uomini. Penso a livello ecclesiale il documento Fiducia Supplicans di Papa Francesco che fa tanto discutere. C'è la consapevolezza della Chiesa di entrare in un dialogo sereno con chi vive situazioni familiari non canoniche. Non si può oggi rimanere chiusi ai tanti che rischiano di essere esclusi. Nello stesso tempo si esprime con misericordia e chiarezza punti fermi della Chiesa cercando di essere una carezza al fratello. Secondo aspetto che è collegato al primo Gesù non annacqua la Verità perché è consapevole che questa rende liberi. Il rischio che possiamo correre tutti per cercare di piacere è pensare di attirare alla fede e presentare verità che non scomodano più di tanto. Il documento del Papa si iscrive in questo dinamismo. Ultimo, ma non per importanza è che Gesù vive quello che dice. Egli è l'uomo delle Beatitudini non solo le presenta ma le vive. Oggi ci diceva già Paolo VI abbiamo bisogno di testimoni più che di maestri. Satana, il nemico della natura umana si adatta alle situazioni cerca di sviare portandosi a livello degli interlocutori. Pensiamo nel giardino dell'Eden il serpente si pone a livello dell'uomo e della donna e per piacere a loro confeziona la bugia e siccome non vive quello che propone cerca di uscire dalla scena, ma Dio lo riprende. L'autorità oggi è entrata in crisi proprio perché non si poggia sull'autorevolezza. La figura del padre di famiglia o della madre è eclissata perché si pone allo stesso livello dei figli e quindi non riesce a proporre la verità e non vive quello che propone perché è dietro ai piccoli pezzetti che il mondo propone. La figura dell'autorità politica non ponendosi a servizio, ma ricercando tornaconti personali rischia di perdere credibilità. Ogni campo dove c'è un potere da esercitare entra in tilt proprio perché le logiche che entrano in gioco sono diverse da quelle dell'autenticità. La grandezza dei Santi amici di Dio è proprio esercitare anche la loro influenza se così possiamo dire non per mettersi su un piedistallo ma per testimoniare con la vita e le Parole la forza autentica del Vangelo. Oggi di maestri ve ne sono tanti ma di poca credibilità il modello rimane per noi Gesù. Camminiamo, quindi, così cari amici cercando di trasmettere il Vangelo con chiarezza autentica e senza annacquamenti e in dialogo con il mondo che c'è vicino cercando prima di tutti noi di viverlo. |