Omelia (28-01-2024)
don Roberto Seregni
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Subito dopo il racconto della chiamata dei primi discepoli, l'evangelista Marco narra l'espulsione di uno spirito impuro. Penso che l'evangelista, fin dall'inizio del suo racconto, voglia chiarire almeno tre cose.
La prima: siamo discepoli di un Dio che ha vinto il male. Fin dalle prime pagine del Vangelo, l'autore chiarisce che Gesù ha sconfitto il maligno: nel deserto - subito dopo il battesimo - il diavolo ci prova con tutti i suoi sotterfugi, ma Gesù non si lascia abbindolare. E alla fine, sulla Croce, il male incontra la trappola definitiva: dove crede di aver vinto, in realtà perde tutto. Si illude di togliere la vita, ma è Gesù che la dona! Nudo, trafitto e tramortito, il Cristo ha sbagliato il nemico con la forza dell'amore.
La seconda: il Regno di Dio, la sua presenza in mezzo agli uomini, è assolutamente inconciliabile con la tirannia del demonio. L'annuncio del Regno è un annuncio di liberazione da ogni schiavitú e da ogni dominazione; è rivelazione della libertà che Dio offre ad ogni uomo e ad ogni donna. Liberi per amare, donare e scegliere di camminare con Gesù.
La terza: questo cammino di liberazione deve iniziare "da dentro". È interessante sottolineare che tutto il racconto si svolga all'interno della sinagoga, e non in un viottolo malfamato di periferia. Il primo annuncio di liberazione deve risuonare dentro le nostre comunità.
Abbiamo bisogno di rinnovarci, ma per essere fedeli a Cristo che è la novità della storia e dell'uomo.
Abbiamo bisogno di mettere radici in Lui, ma per volare alto sulle scie della carità e della bontà.
Abbiamo bisogno di coraggio e di passione, per rompere i ghiacci dell'indifferenza e spegnere le braci dell'odio.

don Roberto Seregni