Omelia (04-02-2024)
padre Gian Franco Scarpitta
La Parola è davvero al principio

L'atteggiamento di Gesù riportato in questa pagina evangelica ci fa' riflettere sul concetto di Chiesa che comunemente può diffondersi, soprattutto fra coloro che non la frequentano e sono distanti dalle pratiche religiose. Da parte dei non assidui frequentatori, la Chiesa (anche per mia personale esperienza) viene spesso interpretata quasi come un'organizzazione di assistenza sociale; il suo primo ruolo sarebbe quello di assistere i poveri e i bisognosi, prodigandosi al recupero dei tossicodipendenti o degli emarginati. Uomini come Don Gallo (Genova), Madre Teresa, Don Pierino Gelmini e altri uomini eroici insigni nella carità e nell'amore al prossimo sono i "veri preti" o le "vere suore" nell'opinione di coloro che non praticano il culto e la religione.
Certamente è vero che la carità e l'accoglienza non possono mancare fra gli esercizi della vita ecclesiale. Altrettanto vero che ciascuno, secondo il proprio stato vocazionale e le proprie possibilità, non può esimersi di praticare il bene e di vivere la carità come prerogativa fondamentale di attendibilità e non sarà mai abbastanza esaltare persone illustre che non si risparmiano sul sociale. Ciò nonostante, se la Chiesa fosse solamente un'organizzazione di solidarietà e di accoglienza di pura incidenza sociale non sarebbe differente dalle tante organizzazioni laicali che si prodigano a scopo benefico. Sarebbe un'istituzione di assistenza sociale come tante altre, senza alcuno specifico. D'altra parte anche i Dodici apostoli, in una certa occasione, ebbero ad esclamare: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, fra di voi, sette uomini di buona reputazione pieni di spirito e di saggezza, ai quali affideremo questo incarico. Noi invece ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della Parola."(At 6, 1 - 4). Non perché volessero esimersi essi stessi dall'esercizio della carità, ma perché concepivano che accanto ad essa vi erano altri impegni di ministero a cui attendere.
Non possiamo quindi ridurre la Chiesa ad una mera istituzione sociale.
Parimenti vi è anche chi, eccedendo in senso quasi opposto, identifica la Chiesa come il "ricettacolo delle alienazioni" nella preghiera entusiastica ed elevata; oppure la identifica nelle sole pratiche cultuali o devozionistiche considerate in se stesse, o nella varietà delle consuetudini locali o in altre pratiche considerate fine ultimo e non come mezzo. Insomma il famoso bigottismo di chi si riduce la fede alle sole pratiche vacue, insignificanti e prive di relazione con la realtà. Anche qui è altrettanto evidente che qualsiasi forma di orazione o di devozione perde il suo valore quando non sia corredata dalla carità o peggio ancora quando venga smentita dall'ipocrisia e dal cattivo esempio.
Due interpretazioni del concetto di Chiesa storpiate e devianti, alle quali se ne aggiungono altre di varia natura. Qual è allora il vero scopo della Chiesa, che è la comunione dei battezzati con il Cristo capo, il popolo di Dio che realizza giorno per giorno il Regno fino al suo compimento ultimo?
Senza bisogno di dilungarci in molteplici espressioni, è sufficiente osservare l'attitudine di Gesù, il quale, adesso come in altri scritti evangelici afferma categoricamente di essere venuto... "a predicare il Regno di Dio".
Ai discepoli che lo cercano alle prime ore del mattino, mentre lui è intento nella preghiera, Gesù osserva che si deve andare nei villaggi vicini a predicare, poiché questo è il suo compito. Prima ancora di immettersi nei miracoli di guarigione e di esorcismo che vengono descritti, lo si vede uscire dalla sinagoga dove ha predicato e da più parti, su strade, villaggi, nelle sinagoghe e nel tempio, come pure rivolto alle folle sulla riva del lago, Gesù insegna, predica, parla al popolo. Annuncia a tutti la salvezza, essendo lui stesso Dio fatto uomo nonché Salvatore atteso dalle genti.
L'annuncio della Parola di Dio è quindi il primo ruolo che Gesù svolge e per il quale è stato mandato, la salvezza è la prima finalità per cui lo compie. La fede sarà poi la condizione per cui noi possiamo essere salvati.
E tale sarà anche lo scopo per cui, sul fondamento degli apostoli, Gesù fonderà la Chiesa: l'annuncio della Parola di Dio, del Vangelo di salvezza. Quanti vi aderiranno nella fede e nella speranza, saranno salvati. Sempre secondo il mandato di Gesù, man mano che si aggiungeranno nuovi membri nel corpo ecclesiale, verrà amministrato ad essi il Battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e saranno inseriti nella comunione che lo Spirito Santo realizza.
Il primo scopo è quindi l'annuncio, la predicazione, per la quale Paolo non si risparmierà e rinuncerà perfino ai diritti di mantenimento che questo ruolo comporta, perché per lui "non è un vanto annunciare il Vangelo, necessità mi spinge." (II Lettura). Paolo è convinto di aver ricevuto questo incarico da Dio e che non può disattenderlo e che è un ruolo per lui imprescindibile.
Certamente, nell'opera di Gesù si contemplano anche le opere di misericordia, i miracoli di guarigione, l'assistenza ai poveri e agli emarginati; Gesù non si nega alle necessità dei fratelli e mette in fuga i demoni dando sollievo agli ossessi. Tuttavia, anche queste stesse opere hanno un determinato scopo: annunciare il Regno di Dio esistente in mezzo a noi, palesando contemporaneamente l'amore e la misericordia del Padre. E' proprio in forza di questa Parola Incarnata che è lui stesso, nonché dell'insegnamento che proferisce, che Gesù interviene con successo sulla febbre della suocera di Pietro e sempre in forza del suo messaggio che gli spiriti impuri vanno via dagli ossessi.
Anche la Chiesa non può omettere l'esercizio della carità e dell'amore al prossimo, che può essere esercitato sotto molteplici aspetti e in tutte le occasioni, ordinarie e straordinarie, tuttavia non senza che esso veicoli lo stesso messaggio di cui Gesù è stato latore. Qualunque cosa diamo agli altri, non daremo mai abbastanza se non siamo capaci di dare agli altri lo stesso Signore. Ecco la differenza fra la carità ecclesiale e le varie istituzioni sociali di volontariato: comunicare l'amore di Dio nelle stesse opere di bene e non mancare mai nel primario ruolo dell'annuncio.
Sulla sequela di Gesù che non di rado si appartava in luoghi deserti a pregare, nella Chiesa non ci si può esimere neppure dalla preghiera, che è il costitutivo e il corroborante di tutte le azioni e che sprona e dona rinnovato vigore ad ogni iniziativa. La preghiera aiuta anche a comprendere e ad attualizzare la stessa Parola di Dio ed è per questo che va sempre associata a questa, come pure, immancabilmente, alla carità. Pregando rafforziamo la fede nella Parola, ottenendo sempre più chiarezza sul progetto di salvezza che Dio ha impostato su ciascuno di noi, per il quale assumiamo coraggio e consistenza, anche quando dovessimo concepire le assurdità del mondo che ci circonda, le irriverenze e i mancati riconoscimenti (Giobbe I Lettura), trovando limitata e circoscritta la vigta stessa. Nella fede, accresciuta dalla preghiera e manifestata ab extra nella carità operosa, sperimentiamo che la vita è sempre l'infanzia dell'eternità (Goehte).
Ma la fede, come dice Paolo, deriva dall'annuncio. Quello della Parola della via, della verità e della vita.