Omelia (11-02-2024)
padre Ezio Lorenzo Bono
Disertare le strade senza fiori

I.
Quando ero bambino (e quindi non sto parlando del medioevo) mi ricordo che c'erano dei parroci che non celebravano i matrimoni se la sposa era incinta, e mandavano queste coppie a sposarsi in un santuario qualsiasi al di fuori dalla propria parrocchia. Altri parroci invece celebravano i matrimoni di queste coppie alle 5:00 del mattino, quasi di nascosto, per non "scandalizzare" gli altri.
Ho conosciuto anche direttori di scuole secondarie che quando una alunna rimaneva incinta era tolta dal corso diurno e spostata nel corso serale insieme agli adulti. Ci sono scuole dove i docenti che si sono sposati con persone dello stesso sesso sono stati licenziati o allontanati; studenti e studentesse omosessuali bullizzati e vittime di violenza, per non parlare dell'esistenza ancora di paesi (più di sessanta, alla fine del 2023) che li criminalizzano, li condannano alla prigione, all'ergastolo o addirittura alla pena di morte.
Proviamo allora a chiederci: se Gesù venisse oggi nel mondo, come si comporterebbe di fronte a questi casi?
II.
Il Vangelo di questa domenica ci parla proprio di un caso di marginalizzazione, quella nei confronti dei lebbrosi, che erano allontanati dalla città per non contagiare gli altri. Erano considerati impuri non solo perché avevano il corpo sfigurato da una malattia contagiosa, ma anche perché considerati dei grandi peccatori e per questo erano stati castigati da Dio con la lebbra (come aveva punito con la lebbra Maria, sorella di Mosé e Aronne).
Gesù nei confronti di quel lebbroso non si comporta come i sacerdoti, i maestri della legge o i capi, ma lo tocca (cosa proibitissima) e lo purifica. Facendo così si rese un impuro anche Lui e per questo non poteva più entrare in città "ma rimaneva fuori, in luoghi deserti".
Gesù non condanna e non giudica nessuno, ma accoglie tutti. Allora chi siamo noi che ci riteniamo giudici degli altri? Siamo liberi di non condividere le scelte altrui, ma non siamo liberi di condannare gli altri per le loro scelte. Solo Gesù può giudicare, e guarda caso, è l'unico che non giudica.
Quanti invece, per esempio, si stanno ergendo per giudicare e condannare l'Istruzione del Dicastero per la Dottrina della fede firmata dal Papa, riguardante la benedizione delle coppie irregolari o dello stesso sesso. L'idea di Chiesa di Papa Francesco è quella di una Chiesa aperta a tutti, dove nessuno è giudicato o maledetto, ma tutti possono ricevere la benedizione di Dio e essere salvati.
III.
L'accostamento della descrizione fatta all'inizio dei casi di quelle persone marginalizzate e questo brano di vangelo del lebbroso guarito, non è per dire che quelle persone sono come dei lebbrosi che devono essere purificati e guariti dalla loro malattia, ma è per dire che i lebbrosi siamo noi e tutti quelli che discriminano gli altri, che si ergono a giudici condannatori (come il giudice Baketta della storia di Hamelin). Smettiamola di far soffrire le persone a causa della chiusura del nostro cuore e della nostra mente, per non ritrovarci dopo tanti anni a dover chiedere scusa. Il dolore che abbiamo procurato agli altri a causa dei nostri pregiudizi, lo dovremo pagare.
Nel suo "testamento ai giovani", Raul Follerau, l'apostolo dei lebbrosi, di cui ricorre quest'anno il 120° anniversario delle nascita, mette in guardia nei confronti dei "pacifisti con il manganello" perché "sono dei falsi combattenti. Tentando di conquistare, disertano. Il Cristo ha ripudiato la violenza, accettando la Croce". E allerta i giovani: "Allontanatevi dai mascalzoni dell'intelligenza, come dai venditori di fumo: vi condurranno su strade senza fiori e che terminano nel nulla".
E allora: grazie Papa Francesco, perché con il tuo coraggio, conduci la Chiesa su strade piene di fiori, che portano verso un mondo dove nessuno è superiore o giudice, ma dove tutti sono solo fratelli.

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