Omelia (11-02-2024)
Agenzia SIR
Commento su Marco 1,40-45

Voglio essere purificato (Dal Vangelo di Marco)

Nella liturgia odierna la Scrittura ci ricorda le meraviglie di Dio nella nostra vita. I "mirabilia Dei" sono una presa di coscienza di chi riconosce Gesù come kyrios, e come maestro della vita. Non è un semplice guaritore ma il Figlio di Dio, il Verbo che si fa carne e a quanti lo accolgono dà il potere di diventare figli di Dio (prologo). Impariamo a riconoscere i nostri mali e il peccato come fa il salmista nella liturgia: ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa, ho detto confesserò le mie iniquità e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. La grandezza e l'Onnipotenza della Misericordia di Dio non consiste in un mero pentimento né in un battersi il petto per convenienza, ma in un sano realismo della nostra vita. Gesù ama la consapevolezza di chi ammette di aver sbagliato e si affida a lui. Il pentimento è necessario per il perdono dei peccati ma non basta per essere risanati dal male. Continuiamo infatti a peccare e a chiuderci nel vortice di sbagli e omissioni senza un coinvolgimento del cuore. La lebbra che dobbiamo temere non consiste in piaghe fisiche o in inguardabili croste stampate sul corpo, ma nella mancanza di verità su noi stessi. La peggiore lebbra è la difficoltà di dire: ho sbagliato, mi sono comportato male, ti chiedo scusa. Non serve pentirsi nel timore di aver a che fare con un Padre castigatore, quando il cuore è lontano da Lui... solo sentendoci veramente perdonati riusciremo ad amarlo e nell'amore saremo capaci di riconoscere le nostre debolezze. L'amore ottiene la vera misericordia: "le sono perdonati i peccati perché ha molto amato". L'amore e la vicinanza della nostra anima a Cristo ottiene una vera purificazione. Possiamo capire che Gesù non è un distributore autorizzato di grazie e di guarigioni. Chissà quanti lebbrosi non sono stati guariti, ma risanati sono solo coloro che si lasciano amare e perdonare e seppur nel dolore non esitano a iniziare un cammino con Lui. "Voglio essere purificato", non è solo il grido disperato di chi non ce la fa più a soffrire e a sentirsi alienato dal mondo, ma il grido profondo d chi anela sentirsi amato. I lebbrosi sono considerati uomini da allontanare perché considerati "peccatori" per il male che hanno compiuto e poi perché sono contagiosi. Il contagio del male è la paura più diffusa. La vera lebbra di cui dobbiamo aver paura è presente nel mondo e a volte anche nelle nostre chiese. Spesso corriamo il rischio di sentirci sicuri all'interno della nostra "routine" spirituale, la santa messa, i sacramenti, l'elemosina, tutto ciò che ci fa sentire a posto con la coscienza ma le nostre azioni non sono coerenti, se non contraddicono, la nostra professione di fede. Ci ritroviamo di fronte a una ortodossia che non corrisponde a una ortoprassi. In tutta la liturgia di oggi siamo invitati a essere sinceri e coerenti e soprattutto ad affidarci a Lui. Cristo sa cosa abbiamo dentro e perché gridiamo a lui. Occorre andare a lui non con atteggiamento di sfida ma con la stessa umiltà del centurione: "non sono degno che tu entri sotto il mio tetto ma di soltanto una parola ed io sarò salvato". Che bello essere destinatari di quella Parola che ci salva. Essere imitatori di Cristo ci porta alla vera testimonianza di fede che abbatte divisioni, muri e precomprensioni e ci apre all'incontro con i nostri fratelli. Chi la pensa come Cristo si apre alla misericordia e alla compassione. Gesù mosso dalla compassione tocca il lebbroso e lo purifica. Che bello sentirsi toccati dal dito della Sua grazia, sperimentiamo lo stesso sentimento del malato che in un letto di ospedale tenta di stringere la mano di qualcuno per sentirsi sollevato. Oggi giornata mondiale del malato sentiamoci solidali con tutte le sofferenze umane e spirituali e accompagniamole con solidarietà e compassione. Nella purificazione del lebbroso siamo tutti coinvolti e tutti attendiamo che Gesù ci guardi, ci ascolti, ci tocchi e ci risani. Il Mondo ha bisogno di gioia, la gioia piena che non verrà mai tolta. Una gioia che passa attraverso la relazione e il dialogo. Non si guarisce restando chiusi nel mondo virtuale di messaggi effimeri o di emoticons più o meno accattivanti, si è risanati se si ha il coraggio di uscire dall'anonimato e dal mondo invisibile per farci conoscere cosi come si è. Del resto siamo amati cosi come siamo e se questo è vero siamo stati già purificati.


Commento a cura di Andrea Fulco