Omelia (11-02-2024)
don Lucio D'Abbraccio
Lasciamoci toccare e purificare da Cristo Gesù, e usiamo misericordia verso i nostri fratelli!

Domenica scorsa abbiamo visto che Gesù, nella sua vita pubblica, ha guarito molti malati, rivelando che Dio vuole per l'uomo la vita, la vita in pienezza. Il Vangelo di questa domenica ci mostra Gesù a contatto con la forma di malattia considerata a quei tempi la più grave, tanto da rendere la persona "impura" e da escluderla dai rapporti sociali: parliamo della lebbra. La lebbra deturpa l'aspetto esteriore, ma soprattutto causava, in passato, l'isolamento, perché essendo una malattia facilmente trasmissibile, il povero lebbroso doveva vivere fuori dal contesto sociale, non vedere più nessuno. Nella prima lettura, infatti, abbiamo ascoltato che l'autore sacro scrive: «Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o una macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale... sarà impuro finché durerà in lui il male;... se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento». Una speciale legislazione (cf Lv 13-14), inoltre, riservava ai sacerdoti il compito di dichiarare la persona lebbrosa, cioè impura; e ugualmente spettava al sacerdote constatarne la guarigione e riammettere il malato risanato alla vita normale. Il lebbroso che grida, dunque, è immagine dell'uomo che invoca il Salvatore, è segno del povero che chiede misericordia, che desidera ardentemente tornare in comunione con gli altri.
Ebbene, nel Vangelo abbiamo ascoltato che mentre Gesù andava predicando per i villaggi della Galilea, venne da Lui «un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi purificarmi!"». Gesù non sfugge al contatto con quell'uomo, anzi, spinto da intima partecipazione alla sua condizione, «ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò» - superando il divieto legale - «e gli disse: "Lo voglio, sii purificato!". E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato». In quel gesto e in quelle parole di Cristo c'è tutta la storia della salvezza, c'è incarnata la volontà di Dio di guarirci, di purificarci dal male che ci sfigura e che rovina le nostre relazioni. In quel contatto tra la mano di Gesù e il lebbroso viene abbattuta ogni barriera tra Dio e l'impurità umana, tra il Sacro e il suo opposto, non certo per negare il male e la sua forza negativa, ma per dimostrare che l'amore di Dio è più forte di ogni male, anche di quello più contagioso e orribile. Gesù ha preso su di sé le nostre infermità, si è fatto "lebbroso" perché noi fossimo purificati.
Uno splendido commento esistenziale a questo Vangelo è la celebre esperienza di san Francesco d'Assisi, che egli riassume all'inizio del suo Testamento: «Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo» (FF, 110). In quei lebbrosi, che Francesco incontrò quando era ancora "nei peccati - come egli dice -, era presente Gesù"; e quando Francesco si avvicinò a uno di loro e, vincendo il proprio ribrezzo, lo abbracciò, Gesù lo guarì dalla sua lebbra, cioè dal suo orgoglio, e lo convertì all'amore di Dio. Ecco la vittoria di Cristo, che è la nostra guarigione profonda e la nostra risurrezione a vita nuova!
Rivolgiamoci in preghiera alla Vergine Maria, che oggi, di 166 anni fa, apparve a Lourdes a santa Bernardetta. A santa Bernardetta la Madonna consegnò un messaggio sempre attuale: l'invito alla preghiera e alla penitenza. Attraverso sua Madre è sempre Gesù che ci viene incontro, per liberarci da ogni malattia del corpo e dell'anima. Lasciamoci toccare e purificare da Lui, e usiamo misericordia verso i nostri fratelli. Amen!