Omelia (15-02-2024) |
don Giampaolo Centofanti |
Tante domande sorgono nell'uomo davanti alla sofferenza. Tanta sofferenza è entrata nel mondo a causa della libertà di uomini usata male. Ma Gesù non con le teorie ma con la sua stessa vita ci orienta a vivere tutto nella fiducia nel Padre. Lui ha fatto tutto nel migliore dei modi per salvare e dare vita piena a chiunque almeno alla fine si decide ad accettarla. Talora si sente dire che Gesù ha dovuto pagare al posto nostro per le ingiustizie commesse da noi per soddisfare la giustizia del Padre. Ma questo non sarebbe un Dio di amore ma i conti di un arido e terribile computer. Gesù è venuto sulla terra perché era stato promesso ad Israele il Messia liberatore. Gesù è venuto per salvare l'uomo riportandolo con la sua grazia ed il suo esempio alla fiducia verso il Padre e all'amore scambievole con ogni persona. Alcuni potenti hanno rifiutato il Messia e lui è rimasto fedele alla promessa del Padre. Perciò non è andato da un'altra parte. È rimasto a testimoniare la sua effettiva venuta anche per una sola persona, anche se nessuno lo avesse accolto. Dunque non si tratta di pagare il fio al posto di altri ma di amore fedele. Gesù dunque come uomo vuole amare non soffrire, accetta la sofferenza se il Padre gli indica di seguire un percorso dove la trova, pur certo non causata dal Padre stesso. Ma Gesù è sempre ricco di sfumature. Lui che chiede al Padre che se possibile passi da lui questo calice dice anche ho sete. Gesù ha sete di salvarci obbedendo fedelmente al Padre e ha sete anche di esserci vicino con la sua stessa vita in ogni prova, dolore, oscurità... Ad un Gesù senza particolari prove avremmo obiettato che lui ha avuto vita facile mentre noi sperimentiamo tanti dolori. Ecco lui ha sete di soffrire per starci vicino, per aiutarci a credere nel disegno del Padre, per liberarci dal giudizio terreno che può condannare come malfamata e criminale una persona buona e in gamba... |