Omelia (18-02-2024) |
Paolo De Martino |
In cammino nel deserto Dopo aver fatto l'esperienza della vicinanza di Dio con il Battesimo, Gesù fa una nuova esperienza: quaranta giorni di deserto. E' lo Spirito a spingere Gesù nel deserto (letteralmente, lo "gettò fuori nel deserto"). Carico di significati e ricordi della storia di Israele, il deserto è di volta in volta luogo della prova, dell'intimità con Dio, del tradimento, del pericolo. Gesù è sospinto dallo Spirito in un cammino verso il suo cuore. E' li che si decide tutto della vita. E' li che si formano le nostre scelte, perché ogni tentazione è sempre una scelta tra due cose che amiamo. Dai vangeli appare chiaro che l'esperienza del deserto e il confronto con i propri demoni è imprescindibile. Siamo onesti: Noi cerchiamo sempre di evitare le crisi, mentre Marco ci ricorda che Dio ci spinge ad incontrare i nostri lati oscuri. Amico lettore, dietro ogni crisi c'è Dio che ti interpella. Non puoi evitare il deserto nella tua vita. Sarebbe comodo avere un Dio "onnipotente" (in senso umano) a cui affidarci, un Dio che si presta a risolvere ogni problema. Come bambini, vorremmo un Dio supereroe, "aggiusta-tutto". Lo cercano in tanti (anche nella chiesa), dimenticando che, come Gesù, siamo invitati a percorrere la via dell'amore e del servizio. Dio non sottrae l'uomo alla sua lotta, non è un Dio alla ricerca di "followers". La crisi è salutare perché ci spinge a cambiare anche se è sempre accompagnata dal dolore, e dalla nostra resistenza a non voler progredire, andare avanti. Se si affronta la crisi, però, si diventa più veri, più capaci di amare, più liberi, più uomini! I momenti difficili, ci costringono a tirare fuori grinta, voglia di vivere. Il deserto è spietato perché ci mostra quello che siamo, per questo cerchiamo di evitarlo, per questo cerchiamo di non andarci. Allora anche noi, con Gesù, ci inoltriamo nel deserto per verificare dove stiamo andando e riprogrammare il cammino dietro a Lui. Entriamo anche noi nel deserto per metterci in ascolto della Sua Parola, di noi stessi, per (ri)scoprire il silenzio e per dare una gerarchia ai nostri mille impegni. Facciamo un po' di vuoto e di silenzio intorno a noi per ritrovare la via del nostro cuore, sottrarci alla frenesia. Il mondo, amici, è già salvo, stiamo tranquilli. Tentazioni Marco a differenza degli altri evangelisti, non dice quali siano state le tentazioni, ma ci ricorda l'essenziale: le tentazioni non si evitano, ma si attraversano! Le tentazioni sono necessarie perché non esisterebbe la scelta, scomparirebbe la libertà, finirebbe l'uomo stesso. Anche Gesù ha dovuto confrontarsi con il male. Le tentazioni, in tutti i vangeli, precedono la vita pubblica di Gesù quasi a ricordarci che non possiamo compiere nessun vero cammino senza questo terribile confronto. Sarà solo dopo questo intenso incontro con le paure interiori che Gesù acquisirà tutta la forza per partire. Da qui in poi, nessuno più potrà fermarlo. Sarà proprio dopo questa tremenda esperienza del deserto che Gesù diventerà consapevole della propria forza. Perché? Perché è il confronto con la sofferenza che ci matura, che ci fa più forti. Le esperienze gioiose rendono la vita bella ma sono quelle dolorose che ci fanno crescere, che mettono il dito su quella parte di noi che deve ancora crescere. Nel deserto Gesù ha dovuto scegliere quale volto di Dio annunciare (quello facile di un Dio padrone, quello impossibile di un Dio servo, o quello folle di un Dio crocifisso) e quale volto d'uomo proclamare (quello di un rivale o di un fratello). Gesù, insomma, ha dovuto scegliere che tipo di Messia sarebbe stato e ha scelto di essere un Messia diverso da quello che la gente si aspettava. Sarà difficile da farlo comprendere, lo sa', ma accetta la sfida. Non cede alla tentazione di un percorso facile, magari compiendo miracoli in serie per accaparrarsi il facile consenso. Parlerà di un Dio che è amore, solo amore, totalmente amore che ama tutti indipendentemente dal loro comportamento perché figli amati. Ecco la domanda che sgorga dal cuore di Gesù nel deserto: Capirà l'umanità? Capirà che Dio non chiede nulla all'uomo ma è Lui che si dona? Gesù accetta il rischio! Ecco la sua scelta nel deserto, una scelta all'apparenza perdente. Al Getsemani, sarà nuovamente tentato. Forse si era illuso, stava per morire nell'indifferenza, un grande fallimento. Forse... Predicare Gesù, appena uscito dal deserto, agisce. Si reca in Galilea, al nord, e inizia a predicare. Usa parole nuove: non parla di qualcosa che dovrà accadere ma di qualcosa che sta già accadendo, riporta l'esperienza della fede nel qui ed ora. Non c'è da attendere un domani migliore perché è questo il tempo di Dio. Amico lettore, il cristiano prende sul serio l'istante che sta vivendo, tutto ciò che stai cercando è nascosto nella banalità della quotidianità. Il meglio non deve arrivare, è già qui. Non c'è da attendere la morte per sperimentare il paradiso o l'inferno. La morte rende definitivo ciò che scegli adesso Gesù predica il regno di Dio e dice a tutti di convertirsi, di cambiare vita e di credere al vangelo. Non ha bisogno di lunghi discorsi per annunciare la novità del vangelo, bastano quattro punti: - Il tempo è compiuto. E' finita l'attesa. E' terminato il tempo in cui l'uomo doveva fare delle cose per Dio, per accaparrarsi la sua benevolenza e la sua misericordia. E' iniziato il tempo di ciò che Dio fa per l'uomo e con l'uomo. - Il regno è vicino. Dio è vicino all'uomo con amore. Il regno di Dio ora è qui, non dobbiamo cercarlo lontano da noi. Non dobbiamo sforzarci più di raggiungere Dio perché Lui si è fatto incontro, ha accorciato le distanze. - Convertitevi. Non è un comando ma un invito, una preghiera. L'evangelista non usa il verbo che indica un ritorno a Dio perché Lui è qui, è solo da accogliere. Il verbo richiama un cambiamento di mentalità che incide profondamente nel comportamento. Dobbiamo cambiare prospettiva. "Vi prego", sembra dire Gesù, "cambiate modo di pensare su Dio, su voi stessi e sugli altri". - Credete al Vangelo. Credete alla bella notizia. È un annuncio buono per tutti, non solo per i "buoni" ma per tutti. Credo che se costruissimo la nostra vita su queste quattro coordinate saremmo pienamente felici. Invece, non ce lo nascondiamo, ci piace rimandare, pensando che il futuro farà la differenza. Ci piace pensare che cerchiamo qualcosa di irraggiungibile. La bella notizia di questa domenica? Il vangelo è la buona notizia nascosta nella nostra vita. Dio è amore! E' Lui la risposta al desiderio di pienezza di vita che ogni persona si porta dentro. E' appena uscito il mio nuovo libro: "Dio è felicità" (Ed. Paoline) |