Omelia (28-01-2024)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mc 1,21-28

Come vivere questa Parola?

L'autorità che Gesù esercita quando ammaestra le folle, non nasce affatto dalla forza dei ragionamenti, dalla raffinatezza delle parole o dallo slancio con cui vengono proferite ma semplicemente, da una percezione intima che ognuno sperimenta quando sente parlare qualcuno. Tutti, infatti, intuiamo se ciò che stiamo ascoltando è pronunciato autenticamente o è un parlare tanto per dire, per retorica o perché lo si è appreso a memoria. Gesù non copia idee apprese meccanicamente, ma annuncia una verità che riecheggia in tutto il suo essere, nella sua voce, nei suoi occhi, in tutto il suo corpo. Chi mostra autorevolezza, rappresenta l'estensione naturale delle proprie parole, facendo percepire prima ancora di intercettare il senso del ragionamento. Gesù esercitava sulla gente, proprio questo ascendente. Lo scontro con la Verità toglie la maschera al male che si cela nel nostro cuore. Non spaventiamoci, tuttavia, se quando incontriamo qualcosa di autentico, tutto ciò che non è vero dentro di noi insorge. Diversamente da noi, Gesù non scende mai a patti con il male e quando la Sua Parola, entra dentro la nostra vita allora non si possono più fare compromessi con logiche del genere. Tutti dobbiamo lasciarci esorcizzare dalla nostra mondanità.


La voce di un teologo

"È malata una fede che resta alle parole: il demone riconosce in Gesù il santo di Dio ma non aderisce al suo vangelo. Ecco tre rischi concreti e misurabili per noi discepoli: professare la fede in un Dio che non c'entra con la nostra vita, in un Dio avversario, o in un Dio da riconoscere solo a parole".

Paolo Curtaz


don Maurizio Lollobrigida SDB - m.lollobrigida@hotmail.it