Omelia (30-01-2024)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mc 5,21-43

Come vivere questa Parola?

A volte, anche se può sembrare paradossale è proprio nella sofferenza che la vita ci insegna l'umiltà ed è proprio quello che accade nel caso descritto dal vangelo di oggi, quando la collocazione sociale di un padre si annulla davanti alla propria figlia in fin di vita. Giairo, uno dei capi della sinagoga, mentre sperimenta l'angoscia per la morte ormai prossima della figlia non ha timore di gettarsi ai piedi di Gesù per supplicarlo di guarire la propria figlia. Quando si diventa umili non si ha più paura del giudizio degli altri, si acquista la consapevolezza di non poter fare tutto da soli e si è disponibili a chiedere aiuto per realizzare ciò che conta davvero. Gesù ascolta gli umili, si mette accanto a loro come fa con Giairo, per farci sapere che è sempre con noi in quello che stiamo vivendo. Ma c'è un'altra prova di umiltà che ci mostra il Vangelo di oggi, ed è quella di una donna, anch'essa scoraggiata, che ha dilapidato tutti i suoi averi in cure che non l'hanno sanata. Questa donna che rischia di perdere tutte le residue speranze di guarigione, intuisce nel profondo del cuore che Gesù può arrivare lì dove nessun medico è riuscito ad arrivare, anche se non comprende ancora fino in fondo il senso. Infatti, crede che sia sufficiente toccare Gesù per risolvere il proprio problema. Gesù, invece, non si accontenta di guarirla, vuole fissarla negli occhi. La guarigione, pertanto, consiste nel ritrovamento di una relazione più che nell'isolata esperienza della risoluzione di un problema.


La voce di un teologo

"Gesù lasciandosi toccare e toccando prende sul serio la sua umanità e chiede di entrare nella vita dell'altro e che l'altro entri nella sua. Non è un Dio che sta su un trono inarrivabile, ma un Dio che chiede e vuole dare intimità"

Leonardo Vezzzani SJ


don Maurizio Lollobrigida SDB - m.lollobrigida@hotmail.it