Omelia (15-02-2002) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Come vivere questa Parola? In questo periodo quaresimale la Chiesa, anche con la scelta dei testi liturgici, ci esorta all'impegno dell'ascesi, di cui è tipico il digiuno. Però ci aiuta anche a capire in profondità come il digiuno e ogni sforzo ascetico non devono essere una presa di posizione contro il corpo, anche se mediante una certa astensione dai cibi si è condotti a dominarne le propensioni viziose (della gola, dell'ira, della lussuria ecc.). Il digiuno e ogni sforzo ascetico sono intimamente legati a due realtà: quella del primato dell'amore e quella della Passione e Morte di Gesù. Quanto al rapporto col mistero di Gesù che soffre e muore per la nostra liberazione basta pensare che nella Didaché (= Dottrina degli Apostoli, un libro antichissimo del II secolo) si dice ai cristiani di non digiunare negli stessi giorni degli ebrei, ma di venerdì, giorno della morte del Signore. Quanto al rapporto con la carità, lo cogliamo anche in questa pericope di Isaia. E' significativo l'invito a sciogliere le catene, togliere i legami, rimandare liberi, spezzare ogni giogo. Oggi, nella mia oasi contemplativa, mi chiederò: per caso non sono io stesso incline a colpevolizzarmi, a tenermi dentro nodi e legami di un cattivo rapporto con me stesso di cui non accetto limiti e altro? Per ama-e gli altri devo spezzare tutto quello che m'impedisce di amare bene anzitutto me stesso: in Dio, nel suo amore. E' quanto chiederò al Signore, in fiduciosa preghiera. La voce di un antico Padre L'uomo che si è liberato dal giogo delle passioni che lo opprimono non fa più distinzione tra connazionali e stranieri, credenti e non credenti, schiavi o liberi. Essendo liberato interiormente, ha buone disposizioni verso tutti. S. Massimo il confessore |