Omelia (03-02-2024) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Mc 6,30-34 Come vivere questa Parola? Se crediamo che Gesù si aspetti da noi qualcosa che ha a che fare con l'attivismo delle opere, sbagliamo di grosso. A Gesù non interessano per nulla le nostre performance né da singoli né come comunità ecclesiale. Noi siamo spesso preoccupati di ciò che "dobbiamo realizzare" per arrivare a raggiungere dei risultati, dimenticandoci che il mondo lo ha già salvato qualcun Altro. A quest'ultimo, invece, interessa ciò che siamo piuttosto del cosa facciamo. Naturalmente ciò non deve portarci a svalutare la nostra missione o le responsabilità che siamo chiamati a vivere, ma deve impedire di essere motivo di oppressione e preoccupazione. Se a Cristo interessa prima di tutto della nostra persona, significa che anche noi dovremmo innanzitutto preoccuparci di Lui e non delle attività da realizzare. Un consacrato, un sacerdote, una genitore che per amore si esaurisce, non ha realizzato niente di buono facendo naufragare la propria missione. I giovani desiderano essere accompagnati con amore e non con l'ossessione di chi è sempre nell'affanno. Per evitare questo grande rischio, pertanto, occorre continuare ad impegnarsi provando a relativizzare gli impegni a ciò che conta veramente: le relazioni con gli altri e con l'Altro. Tutto questo dà senso alla reazione di Gesù che riporta i suoi discepoli a relativizzare ciò che emerge dai loro racconti rispetto all'essenziale.
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