Omelia (25-02-2024)
padre Antonio Rungi
Trasfigurati dal volto di Cristo

La seconda tappa del cammino quaresimale 2024 ci presenta il Vangelo della Trasfigurazione di nostro Signore Gesù Cristo su Monte Tabor, davanti a tre dei suoi dodici discepoli. Si tratta di un testo sintetico tratto dall'evangelista Marco su cui è bene meditare per comprendere il senso del mistero della luce che è la Trasfigurazione. Un mistero di gloria, luce, gioia e vita che il Signore ci offre come tema di riflessione in questo tempo quaresimale. Gesù sale sul Monte Tabor con Pietro Giacomo e Giovanni e all'improvviso, come dice il testo, si trasfigura. Il suo volto cambia d'aspetto. Con lui appaiono due testimoni dell'Antico Testamento: Mosè ed Elia. Due forti richiami a due cose fondamentali che nella Quaresima dobbiamo fare nostre e praticare. Mosè è la legge ed Elia è la profezia. Mosè è riportare al centro della nostra vita la legge divina, ovvero i dieci comandamenti. Elia è invito esplicito a vivere la vocazione profetica di ogni battezzato. Entrambi i personaggi apparsi con Gesù sul Monte Tabor devono essere un motivo per riprendere il cammino anche in campo morale e spirituale nel tempo quaresimale, nonché l'impegno apostolico di tutti i cristiani.


La nostra osservanza dei dieci comandamenti non deve essere solo esteriore ma soprattutto interiore. Quaresima è tempo di recuperare la legge che è stata data a Mosè sul monte Sinai. Elia invece è l'annunciatore, colui che attraverso una vita di fede, di coerenza, coraggio è l'impegno che va profuso nella nostra vita, parlando del Signore in ogni momento della nostra esistenza. La scelta di Gesù di portare con sé sul Monte Tabor tre dei suoi apostoli è una chiara indicazione di marcia. Nella scelta che Gesù fa dei tre apostoli che stanno particolarmente vicino a lui (Pietro Giacomo e Giovanni) c'è il motivo del valore dell'amicizia e del coinvolgimento. Per cui davanti a questi uomini dubbiosi ed incerti Egli si trasfigura e cambia volto per dire a noi mortali che stando vicini al Signore noi cambiamo viso e vita. Ci trasfiguriamo. Nell'esperienza che fanno questi tre apostoli c'è l'indicazione del cielo come meta ultima di ogni uomo. La gioia sperimentata dai tre fa dire a Pietro di fare tre tende una per Gesù, un'altra per Mosè ed una per Elia. Nel pieno della visione entra in scena una voce che dice: "Questi è il mio Figlio prediletto, ascoltatelo". È chiaro che questa è un'ulteriore teofania e manifestazione della divinità di Cristo. Conclusa la visione è tempo di riprendere un normale cammino nel ridiscendere dal Monte ed immergersi nella vita di tutti i giorni. Bisogna scendere a valle insieme a Gesù ed affrontare la sfida più grande che è il dolore e la morte. Perciò Gesù raccomanda ai tre di non dire niente a nessuno. I tre non capirono quello che il Signore voleva dire, cosa volesse dire il Signore parlando della sua imminente morte. Faceva riferimento alla sua Pasqua di morte e risurrezione. E in fondo la Quaresima ci prepara alla Pasqua ed è il tempo di preparazione alla Risurrezione, dopo aver sperimentato il combattimento interiore per poter raggiungere un grado di santità più elevato, una migliore perfezione nell'amore di Dio e del prossimo. In questo modo ci rendiamo conto che la lezione della Pasqua, che noi celebreremo anche quest'anno, non è soltanto una questione esteriore, quella che normalmente ci attrae e ci affascina, ma è soprattutto interiore. E la Pasqua deve essere anche il tema dominante per il mondo contemporaneo. Pasqua significa pace, significa passaggio e noi dobbiamo chiedere al Signore che si passi dai conflitti alla pace, dalle violenze alla serenità, all'accoglienza, dall'ingiustizia alla giustizia. Operare il passaggio da tutto ciò che è negativo e male, peccato verso un cammino di grazia e bene. Ci accompagni in questo tempo di Quaresima a partire da oggi la figura di santità che è Gabriele dell'Addolorata che festeggeremo in questi giorni. Egli ha saputo comprendere esattamente cosa significhi lasciare il mondo per seguire la chiamata di Dio, vivendo nella gioia, nella felicità. San Gabriele è stato talmente contento di fare una scelta radicale per servire il Signore che diceva continuamente che aveva ho fatto una scelta di vera felicità entrando tra i passionisti e professando i consigli evangelici. In appena sei anni di vita consacrata tra i passionisti riuscì a raggiungere lo scopo della sua vita: farsi santo facendo cose normali. Morì giovanissimo ad appena 24 anni, il 27 febbraio 1862 all'Isola del Gran Sasso, per tubercolosi e non riuscì ad arrivare al sacerdozio. Affidiamoci a questo santo dei miracoli, della gioia e del sorriso in questo tempo di Quaresima, affinché possiamo anche noi recuperare la dimensione più bella dell'esperienza cristiana ed umana della Pasqua, che è una vita piena di gioia, pregando per tutti coloro che oggi faccio sono nella tristezza, nella sofferenza e nella solitudine.