Omelia (28-02-2024)
don Giampaolo Centofanti


Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme dice Gesù in Lc 13, 33. Il profeta testimonia la verità nella Chiesa fino al dono totale della vita. Il cammino vocazionale di ogni cristiano è diretto gradualmente verso lo spogliamento di tutto fino al dono totale della vita. Altro che cariche, onori e riconoscimenti.
"Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote alla maniera di Melchìsedek" (Eb 5, 7-10). È un percorso graduale nel quale solo la grazia può condurre e dunque impossibile senza invocarla con la preghiera perché si possa ricevere la luce, la forza, il discernimento, per non svicolare magari con scuse più o meno inconsapevoli e al tempo stesso per non cadere nel fanatismo. Gesù si è protetto molte volte stando per esempio alla larga da Gerusalemme e vi è andato solo quando nella volontà del Padre doveva andarci. Si è dunque sempre lasciato portare dal Padre.