Omelia (03-03-2024)
don Michele Cerutti
Non nominare il nome di Dio invano

Nella prima lettura ci vengono presentati i comandamenti che Dio consegna a Mosè e tra questi ci viene detto: Non nominare il nome di Dio invano.

Certo rientra la bestemmia come epiteto offensivo rivolto a Dio. C'è da inorridire con la facilità con cui si utilizzano espressioni forti contro il Signore e la Vergine.

Le offese ai nomi di Gesù e di Maria sono veramente all'ordine del giorno, ma in maniera sempre più crescente e quando le senti da ragazzini adolescenti provi veramente un senso di desolazione.

Ma sicuramente rientra nel comandamento, e forse anche prima delle bestemmie, anche quell'atteggiamento di chi vuole rinchiudere i disegni divini all'interno dei propri schemi.

Il brano evangelico ci viene in aiuto.

Quello che ci viene presentato è un Gesù che butta all'aria tutte le nostre idee confuse su Dio che molto spesso consideriamo come un distributore automatico.

Il Messia entra nel Tempio e davanti a quell'ambiente fatto di vero e proprio mercato si indigna.

Quello che vuole fare Gesù è cercare di condurre tutti noi a un vero rapporto autentico con Dio.

Anche noi a 2000 anni di distanza da questo evento abbiamo un'idea di Dio che è simile a quella che si trova di fronte Gesù nel Tempio.

Prego per avere in cambio qualcosa e se questo non avviene allora subito prendiamo le distanze da Dio stesso.

Metto la moneta nella cassetta dell'offerta per accendere un lumino per ottenere quello che desiderio e che Dio mi deve dare.

Gesù ci mette in guardia dal mercato della fede e lo fa con tutta la sua forza.

Il tempo della Quaresima, con questo brano evangelico, piuttosto significativo ci spinge a purificare la nostra intimità con Dio e a renderla autentica.

Con Gesù i cristiani sanno che possono incontrare la Trinità non solo all'interno delle mure di un Tempio, ma sono chiamati a vivere la relazione con Lui in ogni ambito in cui si trovano.

Quello che Gesù ci vuole condurre è proprio questo ampliare la nostra idea di Dio e non rinchiuderla in pochi ambiti come se tra la vita di tutti i giorni e la vita di preghiera ci fosse una separazione.

In Cristo ci troviamo tutti e quindi Dio va oltre i nostri piccoli schemi umani.

La Quaresima diventa quindi tempo in cui cresciamo nelle nostre relazioni dando a queste un valore più alto della semplice cortesia, ma queste sono chiamate ad alimentarsi in Gesù stesso.

Allora non rinchiudiamo il Signore dentro i nostri piccoli progetti, i nostri piccoli schemi, ma in Gesù dobbiamo vedere lo stesso rapporto che abbiamo con un amico a cui confidiamo tutto quello che ci capita nella nostra vita, non un rapporto dove ci imponiamo.

Gesù stesso non si impone e diventa invece Lui stesso malfattore in Croce come dice Paolo. Lui stesso diventa stoltezza per attrarci.

Lo scandalo della Croce che è sempre realtà difficile da comprendere pur essendo passati millenni ci parla di un Dio che vuole venire incontro agli uomini e rivolgendosi a Lui sa benissimo ciò di cui abbiamo bisogno ancor prima che noi glielo chiediamo e sa darci ciò veramente necessita per la nostra salvezza.

La nostra preghiera più che una richiesta di cose, situazioni pur legittime deve divenire intimità per comprendere aiutati da Lui a scoprire quello che è la sua volontà.

In questo modo libereremmo la nostra fede da quella idea mercantilistica che ci abita e che Gesù in questo brano evangelico condanna.

Il nome di Dio allora diviene veramente santificato come chiediamo nel Padre nostro perché sarebbe dato a Lui il suo giusto posto e il suo giusto primato nella nostra vita.