Omelia (12-03-2024)
don Giampaolo Centofanti


Trentotto anni che nessuno fa spazio a quest'uomo malato. Si possono talora ricevere miracoli anche col cuore più o meno ripiegato su sé stessi e anche senza nemmeno sapere che si chiama Gesù ed è il Cristo colui che ha guarito, come nel caso del protagonista di questo brano. Il Signore sa come e quando poter fare i suoi doni in modo che non facciano male invece che bene. In questo episodio si vede anche che certi doni vengono da Dio dati se fanno bene ma può restare almeno talora la possibilità di usarli male. Questo guarito poi si apre al bene perché va nel tempio e lì può ricevere il dono di conoscere Gesù e di venire rafforzato nella fedeltà a Dio: non peccare più, gli dice Gesù. Ma il cammino è lungo, quell'uomo forse per ignoranza, forse per bisogno di crescere in sensibilità, forse sperando di guadagnarci qualcosa, va a dire ai Giudei che è stato Gesù a guarirlo. Eppure Gesù lo ha avvertito che nuovi peccati potrebbero farlo stare peggio di prima perché si chiuderebbe ad una grazia più grande ora ricevuta. Appare qui il problema di Dio verso gli uomini: vorrebbe dare ogni bene ma gli uomini si possono impossessare del bene, chiudere il cuore di più invece che crescere nella grazia. Dio perdona tutto ma la chiusura consapevole del cuore non può fare bene.