Commento su Gv.18,1-19,42
E' la giornata detta In Passione Domini il Venerdì Santo, il cui significato, la liturgia, la storia e le tradizioni commemorano - più di qualsiasi altro giorno dell'anno - la Passione e la morte in Croce di Cristo. E' il secondo giorno del cosiddetto Triduo Pasquale, culmine della liturgia legata alla Pasqua in cui si celebrano gli eventi su cui si fonda la religione Cristiana: l'istituzione dell'Eucaristia (Giovedì Santo), la Passione di Cristo (Venerdì) e la Resurrezione che si celebra - dopo il Sabato Santo dedicato, invece, alla riflessione - la Domenica di Pasqua.
Qual è il significato del Venerdì Santo? E, soprattutto, quali sono le tradizioni che, da migliaia di anni, porta con sé?
Il significato del Venerdì Santo dunque, è indissolubilmente legato alla sofferenza di Cristo sulla Croce, per questo la liturgia prevede l'astinenza dalla carne per i fedeli dai 14 anni in sù, e il digiuno cosiddetto ecclesiastico (che contempla un solo pasto) per i devoti dai 18 ai 60 anni di età. Una pratica, quella del digiuno, che ha una storia basata su tradizioni molto antiche e che si compie in segno di penitenza per i peccati degli uomini che Cristo è venuto ad espiare con la Croce. La Via Crucis è il rito per eccellenza che spiega al meglio il significato del Venerdì Santo.
Si tratta di una processione dalla storia e dalle tradizioni antichissime, che ripercorre la via che fece Gesù quando, carico della Croce, raggiunse il Golgota per essere crocifisso.
Il rito della ‘via della Croce' richiama, fin dalle sue origini, il desiderio dei cristiani di rivivere in qualche modo le sofferenze patite da Cristo, ma fu grazie a personalità come Francesco d'Assisi, Bonaventura da Bagnoregio e Bernardo da Chiaravalle, che, complici anche i pellegrini di ritorno dalla Terra Santa, riprodussero la "via della Croce" come oggi la conosciamo: quattordici stazioni che ripercorrono il Calvario di Gesù dalla condanna a morte alla deposizione nel Sepolcro. Le tradizioni legate alla storia del Venerdì Santo, infine, prevedono che in questa giornata di dolore le campane rimangano silenziose in segno di lutto, mentre per il rito romano le campane suonano per l'ultima volta la sera del Giovedì Santo, per poi risuonare festose durante la Veglia Pasquale, per quello ambrosiano suonano all'annuncio della morte del Signore, ovvero alle 15 del Venerdì Santo.
Centro della liturgia di questo Venerdì Santo è la PASSIONE di Nostro Signore Gesù Cristo.
Non quali parole potremmo inventare noi, miseri mortali, quando la Parola fatta carne si tramuta in forte grido e poi si spegne nel silenzio e gelido della morte? Non ci resta allora che tacere e adorare: non ci resta che "adorare e aderire".
Pensare, in un continuo silenzio, alle sue ultime parole, delle "sette parole" che Gesù ci ha lasciato in croce.
"Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce" sono sonate composte da Haydn, probabilmente nel 1786, per la cerimonia del Venerdì Santo, celebrata nella Cattedra di Cadice.
Opera ispirata dunque alle sette frasi pronunciate da Cristo morente secondo la tradizione dei Vangeli.
1 - Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. (Luca 23,34)
Prima sonata: Pater dimitte illis quia nesciunt quid faciunt.
2 - In verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso. (Luca 23,43)
Seconda sonata: Hodie mecum eris in Paradiso.
3 - Donna ecco tuo figlio. (Giovanni 19,26-27)
Terza sonata: Mulier ecce filius tuus.
4 - Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Matteo 27,46 / Marco 15,34)
Quarta sonata: Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me?
5 - Ho sete. (Giovanni 19,28)
Quinta sonata: Sitio.
6 - Tutto è compiuto. (Giovanni 19,30)
Sesta sonata: Consummatum est.
7 - Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito. (Luca 23,46)
Settima sonata: In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum.
Le sette frasi formulate in sette sonate andrebbero unito l'umano e il divino in una dimensione metafisica senza tempo. Il chiaroscuro delle note trafigge la coscienza e la pone di fronte al mistero della croce dove l'umano e il divino cadono e risorgono insieme.
Il silenzio del Venerdì Santo si scioglie in una sonnolenta che segna la drammaticità delle ultime frasi di Cristo.
Cosa significa: "E' compiuto."? Dichiara: Potrebbe voler veder dire semplicemente che è finita la storia, che è ormai definitivamente chiusa non c'è più nulla da dire, nulla da fare nulla, da aggiungere.
Per dire "fine" l'evangelista usa una parola che si trova alla radice del verbo greco: è compiuto. Ora, quella paroletta può significare sia "la fine", intesa in senso cronologico, che "il vertice", la massima sommità raggiungibile di una vetta altissima. Ed è proprio il senso della traduzione latina, Consummatum est, al vertice massimo. L'amore è arrivato alla sua perfezione.
Il crocifisso ha toccato la cima più alta della Santa montagna dell'amore: si è donato al Padre, senza riserve e senza rimpianti: "Padre, nelle tue mani abbandono la mia vita"; ha perdonato i suoi nemici: "Padre perdonali perché non sanno quello che fanno"; ha spalancato le porte del Paradiso al ladrone pentito. Insomma Gesù in croce ha cambiato il più grande dolore nel più grande amore; ha trasformato una violenza totalmente ingiustificata in una dedizione totalmente incondizionata.
Bonhorffer, prima della sua impiccagione, la mattina di domenica 8 aprile 1945, pronunciava queste ultime parole: "E' la fine. Per me è l'inizio della vita", e qualche tempo prima aveva scritto: "Quando l'amore di Dio non si limita semplicemente ad essere là dove l'uomo è nel peccato e nella miseria, ma quando assume su di sé anche il destino che sovrasta ogni vita, la morte: cioè quando Gesù, che è amore di Dio, muore realmente, allora l'uomo può diventare certo che l'amore di Dio lo accompagna anche nella morte... Dio ama gli uomini fino al punto di assumere su di sé la morte con loro e per loro... E solo perché Gesù sulla croce, nella umiliazione, dimostra l'amore suo e di Dio per il mondo, alla morte segue la resurrezione. La morte non può resistere all'amore: l'amore è più forte della morte." (Cant 8,6)
E Don Andrea Santoro, qualche giorno prima di essere assassinato a Trebisonda, scriveva: "Sono qui per abitare in mezzo a questa gente e permettere a Gesù di farlo prestandogli la mia carne... Si diventa capaci di salvezza solo offrendo la propria carne. Il male del mondo va portato e il dolore va condiviso, assorbendo nella propria carne fino in fondo, come ha fatto Gesù."
Concludendo, la messa del venerdì santo ha conservata, intatta l'antica preghiera litanica di cui parla già Giustino Martire, e che originariamente seguiva ogni giorno la lettura del Vangelo, là appunto dove ancor oggi il sacerdote, prima dell'offertorio, invita il popolo alla preghiera: Oremus.
Questa prece a forma litanica, cui cioè tutto il popolo intercalava un'acclamazione a mo' di ritornello, (per es.: Domine miserere; Kyrie, eleison, etc.) trovasi ancora a suo posto nelle liturgie orientali, ma è scomparsa dal Sacramentario Romano forse fin dai tempi di san Gregorio Magno.
Il primo fondo di questa prece va rintracciato nella liturgia delle Sinagoghe, dove, dopo le lezioni scritturali, si pregava per i vari membri della comunità Israelitica e pei diversi bisogni dei suoi componenti, ma il testo a cagione della sua speciale terminologia, rivela i tempi di san Leone Magno. In antico la si recitava anche fuori della sinassi Eucaristica, e nulla vieta che i fedeli anche ai nostri giorni la recitino privatamente per i vari bisogni spirituali e temporali della famiglia cattolica. Ricorrendo ad una preghiera così venerabile e tanto arcaica, nel recitarla ci sembra d'essere in più intima relazione spirituale coll'anima di quelle primitive generazioni di Martiri e di eroi della fede, i quali la recitarono prima di noi, ed impetrarono così le grazie necessarie per ben corrispondere alla loro magnifica vocazione di render testimonianza alla fede col proprio sangue.
Tutto è compiuto. Non ci sono parole. Non ci resta che tacere e adorare. Non ci resta che adorare e aderire al mistero della Passione e Morte di N.S.G.C., in attesa della Risurrezione. In silenzio.
Claudio Righi - CPM 2024