Omelia (17-03-2024) |
don Michele Cerutti |
Vogliamo vedere Gesù Alcuni anni fa nella Comunità Cenacolo di Suor Elvira, che raccoglie coloro che vogliono uscire dalle varie dipendenze come droga, alcool, ludopatia, sesso e altro, un canto che caratterizzava i membri di quella realtà era: Vogliamo vedere Gesù. Sapere che gente segnata da storie personali molto forti era riuscito a musicare questa richiesta che sale oggi dal Vangelo mi ha sempre fatto pensare. Nel brano odierno l'istanza sale da greci giunti a Gerusalemme, probabilmente timorati di Dio, mentre quei tali della Comunità sono uomini e donne che segnati dalle ferite del loro vissuto chiedono un senso di ciò che vivono. I greci e i membri del Cenacolo sono accumunati dalla mitezza e povertà di spirito che li rende capaci di esprimere a modi preghiera il crescere nella fede. Su tutti la risposta di Gesù stesso è guardare a Lui come a quel chicco di frumento che caduto in terra muore per produrre frutto. Quante volte i farisei, scribi e dottori della Legge con supponenza vogliono mettere alla prova Gesù? Anche per loro il Maestro li rinvia alla Croce e al mistero della Risurrezione come segno unico che mostra la sua Regalità. A 2000 anni di distanza dagli eventi pasquali anche noi siamo chiamati a camminare guardando al mistero Pasquale. Il tempo di Quaresima ci allena affinché il nostro sguardo di fede sappia guardare alla Croce per saper giungere a fissare lo sguardo sulla Risurrezione dove il Padre glorifica il Figlio. Ci aiutano i testimoni della fede, in questo cammino. che in ogni tempo versano il sangue e irrigano la terra producendo frutti. Nei prossimi giorni vivremo la giornata di preghiera per i missionari martiri. Lo stillicidio di cristiani è molto forte ed il mondo e la Chiesa vanno avanti grazie a loro. Se guardiamo le storie di questi uomini e donne, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici accumunati da normalità di vita, come si legge nel Dossier Agenzia Fide, perché non hanno compiuto cioè azioni eclatanti o imprese fuori del comune che avrebbero potuto attirare l'attenzione e farli entrare nel mirino di qualcuno. Scorrendo le poche note, continua il documento, sulla circostanza della loro morte violenta troviamo sacerdoti che stavano andando a celebrare la Messa o a svolgere attività pastorali in qualche comunità lontana; aggressioni a mano armata perpetrate lungo strade trafficate; assalti a canoniche e conventi dove erano impegnati nell'evangelizzazione, nella carità, nella promozione umana. Si sono trovati ad essere, senza colpa, vittime di sequestri, di atti di terrorismo, coinvolti in sparatorie o violenze di diverso tipo. Quello che colpisce è che avrebbero potuto andare altrove - si legge sempre nel Dossier -, spostarsi in luoghi più sicuri, o desistere dai loro impegni cristiani, magari riducendoli, ma non lo hanno fatto, pur essendo consapevoli della situazione e dei pericoli che correvano ogni giorno. Siamo nani sulle spalle di giganti ed è bello sapere che sostenuti dalla offerta di uomini e donne come questi non dobbiamo aver paura e nel loro sacrificio che si unisce a quello di Cristo in Croce si trova quel senso che i greci chiedono oggi nel Vangelo con insistenza e che i membri della Comunità Cenacolo elevano nel loro canto. Accomunati tutto ciò dalla certezza che il Padre glorificando il Figlio unisce tutti noi nella Risurrezione. |