Omelia (17-03-2024)
don Alberto Brignoli
Vedere Gesù? Non proprio una cosa così immediata...

"Vogliamo vedere Gesù". Con un pizzico di ironia, di fronte a questa richiesta fatta da un gruppo di Greci a Filippo, pochi giorni prima della Pasqua, ci verrebbe da dire: "Tutto lì? Roba da niente...".
Dài... chi non vorrebbe "vedere Gesù"? Chi non avrebbe voglia di incontrarsi con lui personalmente, e parlare con lui, e chiedergli tante cose sulla religione, sulla fede, sul senso della vita, sulle ingiustizie che ci sono nel mondo, sulla Chiesa e sulla sua gerarchia, su noi stessi e sul nostro futuro? Chi non avrebbe la curiosità di sapere com'era il suo volto, dal momento che tutti i grandi della storia, tranne lui, hanno lasciato almeno una loro immagine, una statua, un quadro, una fotografia, un video che li rappresenti? Chi non vorrebbe avere la certezza che egli esiste veramente, e che ciò che ci hanno raccontato di lui non sono mitologie o leggende?
E lui, non si tira certo indietro. Non fa il prezioso, di fronte a questa richiesta. Non manda a dire a quei Greci: "Chi siete e cosa volete?"; e nemmeno fa dire a Filippo e Andrea la classica risposta "da segretaria" che fa sempre indispettire un po': "Chi lo desidera, scusi?". Tutti lo desiderano, non solo quei Greci. Tutti, lo vogliono vedere. Tutti lo vogliono incontrare, ognuno per motivi diversi: chi per abbracciarlo, chi per supplicarlo, chi per tradirlo, bestemmiarlo, deriderlo, crocifiggerlo...
E a tutti quanti, oggi, egli dice che lo potranno vedere, e che lo vedranno bene tutti: "Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me". Questa è la sua risposta alla domanda curiosa dei Greci che salivano a Gerusalemme per fare la Pasqua: "Vogliamo vedere Gesù".
"Presto mi vedrete - sembra dire - perché quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me". Chiede solo un attimo di pazienza, a tutti, in particolare a noi, fanatici dell'immagine, dell'apparire, del vedere e del farci vedere. Ci chiede pazienza; ci propone una strada da percorrere, un cammino per arrivare da lui: ci chiede di seguirlo come fedeli servitori. Sì, perché giungere là, a quel luogo dove lo vedremo tutti perché ci attirerà tutti quanti a sè, non è una cosa immediata: la strada non è così dritta e semplice.
Lo sa bene Pietro, al quale, un capitolo più avanti, dirà: "Non puoi venire con me adesso, mi seguirai più avanti". Prima, c'è la notte del tradimento e il buio del rimorso; poi, nella luce del giorno di Pasqua, perdonato il suo tradimento, finalmente potrà seguirlo.
Del resto, nulla è semplice dietro a Gesù. Così come non sono semplici le cose della vita, perché in fondo è la vita stessa a non essere semplice. Nemmeno quella primavera che vediamo sbocciare in questi giorni con tutta la sua bellezza è libera da sofferenze e da momenti di morte.
Non c'è nessun seme che possa essere gettato nella terra e dar frutto senza morire. Non si può pensare di amare la propria vita al punto di conservarla gelosamente per se stessi: la vita, così come l'amore e la fede, si moltiplica donandola, perdendola. Chi invece vuole amare gelosamente la propria vita, pensando così di conservarla, la perderà.
Se vogliamo essere discepoli di Gesù, e servitori dell'umanità come lui, seguiamolo, e ci mostrerà dove arriva questa strada. Non sarà facile. Non lo è neppure per lui, e oggi ce lo dice chiaramente: "Adesso l'anima mia è turbata, e cosa devo dire? Padre, salvami da quest'ora?". Sarebbe più facile anche per lui chiedere a Dio di risparmiargli le sofferenze delle prossime settimane.
Eppure, Gesù è certo che Dio non lo abbandona, perché è suo Padre. Egli è sempre con lui, e come è con lui, così è anche con noi. Possiamo udire la sua voce che ci parla, se lo ascoltiamo con gli orecchi della fede, se non ci lasciamo confondere dai molti tuoni della vita o da quelle "voci angeliche" di gente senza scrupoli che ci ammalia e ci lusinga con le sue promesse e che spesso rischiamo di confondere con la voce di Dio.
Questa è la sua via; questa è la sua strada. È una strada fatta di semi gettati per terra, quasi buttati via, sprecati, ma al tempo stesso disposti a morire per dare frutto; è una strada fatta di tanti momenti di vita da buttare via per avere ancor più vita; è una strada fatta di croci portate e caricate sulle nostre spalle solo per il fatto di dover andare dietro a lui, su quella strada di cui lui solo conosce il tragitto, la durata, la meta.
Lungo quello strada, però, ci sta lui. E pure in fondo, lo troveremo. E non faremo fatica a vederlo e ad accorgerci di lui. Lo vedremo bene, perché, innalzato da terra su una croce, ci attirerà tutti a sè.