Omelia (05-02-2006) |
don Remigio Menegatti |
Risanaci, Signore, Dio della vita (233) Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature La prima lettura (Gb 7, 1-4.6-7) manifesta con alcune parole di Giobbe, la sua sofferenza e il lamento con cui si rivolge a Dio chiedendo risposte alle sue invocazioni. Si sente come uno schiavo che sospira tutto il giorno un po' di riposo, o il salariato che trova conforto nella paga che attende come giusta ricompensa alla sua fatica. Giobbe diventa così quasi il modello di ogni persona avvolta dalla sofferenza e che non smette di cercare in Dio la risposta ai suoi interrogativi e lamenti. Il vangelo (Mc 1, 29-39) presenta la risposta che Gesù offre al dolore delle persone: la guarigione e l'annuncio della Parola che fonda la fede in Dio. La potenza che aveva proclamato nella sinagoga di Cafarnao, e mostrato nella liberazione dell'indemoniato e della suocera di Simone, lo usa poi a favore di tanta gente radunata davanti alla casa di Simone. Non dimentica però la preghiera e l'annuncio della Parola di salvezza a tutti: il vero dono è la comunione con Dio e l'ascolto della sua voce di Padre.. Salmo 146 Lodate il Signore: è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene. Il Signore ricostruisce Gerusalemme, raduna i dispersi d'Israele. Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite; egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome. Grande è il Signore, onnipotente, la sua sapienza non ha confini. Il Signore sostiene gli umili ma abbassa fino a terra gli empi. Il salmo è una prima risposta alle domande piene di dolore che Giobbe rivolge a Dio, nella ricerca di un po' di conforto. Le richieste di Giobbe non sono altro che l'eco di tante altre parole di disperazione che accompagnano la vita di molte persone di ogni età e ceto sociale. La sofferenza è uno dei motivi per cui cercare Dio, come pure una causa della fatica a credere. La risposta fonda le sue radici nell'esperienza della salvezza e dell'amore del Signore. Come la sofferenza è reale, altrettanto vero è la misericordia con cui Dio "sostiene gli umili". La sapienza di Dio è grande, a volte appare troppo grande perché l'uomo la comprenda. Quando vi riesce, con umiltà e pazienza, scopre che "grande è il Signore, onnipotente", lui che "ricostruisce Gerusalemme, raduna i dispersi d'Israele". La conclusione è l'invito a lodare il Signore, a cantare per colui che è riconosciuto come nostro Dio. Un commento per ragazzi Nel momento del saggio, al termine del corso di danza, o di teatro; alla fine della gara condotta con successo, tanta gente ci si stringe accanto per farci i complimenti, per dirci che siamo bravi, che dobbiamo continuare. È la giusta ricompensa per la fatica con cui abbiamo preparato quel momento di gioia. Una fatica poco conosciuta, consumata nel silenzio degli allenamenti e delle prove, nella disciplina che ci viene chiesta per raggiungere degli obiettivi soddisfacenti. Gesù è come un atleta, ma la sua lotta con il male non è solo una dimostrazione, il suo scontro con l'avversario non è una gara da dilettante. È il senso della sua vita e missione. Il male e la sofferenza umana sono una delle conseguenze del rifiuto di Dio da parte dell'uomo. Un rifiuto che invece di diminuire rischia di ingrandirsi quando l'Avversario di Dio e dell'uomo (il demonio) cerca di convincerci che se stiamo male, se c'è la fame nel mondo, se la gente fa la guerra...è tutta colpa di Dio. Satana cerca di allontanare l'uomo dalla vera salvezza, come un bambino che si arrabbia con i suoi genitori quando sta male. Gesù conosce bene questa sofferenza, ha ascoltato le invocazioni di tanti poveri; da quando è nato è sempre stato circondato da loro. Inizia così il suo ministero pubblico annunciando la sua intenzione di lottare contro il male e manifestando la vittoria. Sono cose che fanno subito presa sulle persone; sono scelte che strappano l'applauso di chi lo incontra. Sa bene che la forza gli viene da Dio e dal suo costante legame con lui; per questo non trascura di allenarsi in questa lotta contro il male. La preghiera è la sua forza; il dialogo dove "ascolta" le parole che poi annuncia agli altri con tanta autorità (come molti gli riconoscono, Mc 1, 22). La Parola che proclama, con i discorsi e i gesti miracolosi aiuta le persone a riconoscere il vero volto di Dio, volto che appare invece oscurato dalla sofferenza umana. Aiuta a scoprire che, come è ricordato nel salmo, "è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene", perché lui non solo ricostruisce Gerusalemme, ma anche e soprattutto si prende cura dei suoi figli, li guarisce e mostra la sua tenerezza senza confini. Non solo "conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome" perché soprattutto "risana i cuori affranti e fascia le loro ferite". Anche noi possiamo rivolgerci a Dio nelle nostre difficoltà e attendere il suo aiuto, certi che lui continua a fare il bene dei suoi figli. Oltre a chiede, possiamo, e dobbiamo, imitare lo stile di Gesù: anche noi siamo in grado di fare del bene, di accorgerci di qualche richiesta attorno a noi e compiere quei gesti che pur non essendo certo dei miracoli, possono rendere felici le persone. Il segreto di questa potenza è sempre lo stesso: la preghiera e l'ascolto della Parola di Dio. È l'allenamento che ci rende forti nella gara contro il male, nella lotta che vuole superare ciò che ci fa paura e ci porta a chiedere aiuto. Dio risponde alle attese dei suoi figli. Coinvolge anche noi, loro fratelli in questa gara del bene sul male. Un suggerimento per la preghiera Signore, ascoltando la tua Parola abbiamo scoperto "che nel tuo amore di Padre ti accosti alla sofferenza di tutti gli uomini". In questo impegno tu hai coinvolto direttamente il tuo Figlio Gesù, e anche a noi proponi di essere attivi. Per questo ti chiediamo "rendici puri e forti nelle prove, perché sull'esempio di Cristo impariamo a condividere con i fratelli il mistero del dolore, illuminati dalla speranza che ci salva". |