Omelia (17-03-2024) |
padre Antonio Rungi |
L'ora della croce di Cristo È proprio strana la vita. Mentre le persone ti esaltano, dopo poco ti distruggono e ti abbattono. È quanto è successo a Gesù da quando entrato in modo trionfale in Gerusalemme ed accolto con entusiasmo dalla gente, a distanza di qualche giorno la stessa popolazione si pronuncerà per la sua condanna a morte. Infatti, il brano del Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima segue immediatamente la narrazione dell'ingresso trionfale del Signore a Gerusalemme. Tutti sembrano averlo accolto: persino alcuni Greci, di passaggio, andarono a rendergli omaggio. Ci racconta san Giovanni nel suo Vangelo che "tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci". Stranieri, di altro credo anzi di nessuno credo. Proprio si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Il desiderio di conoscere Gesù. La fama del Maestro era ormai estesa e la persona di Cristo aveva oltrepassato i confini della Palestina. Il desiderio di conoscere Gesù è fondamentale in ogni momento della storia delle singole persone, dei gruppi e dell'umanità intera. In questa richiesta c'è il desiderio di ognuno di noi di incontrare Cristo e di poter dialogare con lui. Chiaramente si tratta per noi cristiani e uomini di oggi di una conoscenza nella fede ed un dialogo nella preghiera, nella comunione sacramentale e con Lui, rispetto a quanti hanno avuto la possibilità di conoscerlo di persona, dal vivo, nelle sue sembianze umane. Filippo no si fa pregare due volte, non mette ostacoli alla richiesta e subito andò a dirlo ad Andrea, e tutti e due andarono a dirlo a Gesù. A questo punto Gesù invece di dire di farli accomodare e di voler incontrare questi greci fa un discorso di bene altra natura con chiaro riferimento all'imminente sua passione e morte in croce. Rivolto ai due suoi discepoli rivolge loro il celebre discorso dell'ora. Tema ricorrente nelle parole di Gesù e nel Vangelo di Giovani. È l'ora della passione, della morte in croce, ma anche è soprattutto l'ora della risurrezione. Riproporre questo dialogo tra Gesù e i suoi discepoli è davvero commovente e toccante, medicarci su è una straordinaria occasione di interiorizzazione della parola. «È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome». Questo è il contesto in cui Giovanni comincia il racconto della Passione. Come in natura, il chicco di grano muore per generare una nuova vita, così Gesù, con la sua morte in croce, riconduce tutto quanto al Padre. Non è l'acclamazione del popolo che farà fiorire e diffondere il Regno di Dio tra gli uomini, ma il consenso del Padre. Il ministero e l'insegnamento di Gesù testimoniano che Egli è venuto da parte del Padre. Aprirci a Lui, significa passare dalla conoscenza di quanto Egli ha detto o fatto all'accettazione della fede. Ecco perché Giovanni aggiunge ed annota questa nuova teofania della divinità di Cristo: "Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La voce venuta dal cielo ci riporta al Monte Tabor alla Trasfigurazione di Gesù davanti ai tre apostoli: Pietro, Giacomo e Giovanni. Giovanni riporta le reminiscenze di quel momento esaltante vissuto insieme a Gesù e agli due suoi compagni di viaggio, con il supporto della visione di Mose ed Elia. Ma qui, chi sente questa voce, o non la riconosce per nulla, o la percepisce come una vaga forma di approvazione? Eppure tale conferma era proprio destinata a loro. Infatti, Giovanni subito evidenzia che la folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Gesù evita false interpretazioni dei segni divini e subito sottolinea: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire e cioè della sua morte in croce, come si comprende dal fatto che sarà innalzato da terra. Possiamo dedurre da tutto questo dialogo che tutti coloro che vogliono seguire Cristo, che accettano questa nuova via, scelgono di porsi al servizio di Cristo e di camminare al suo fianco. All'avvicinarsi della celebrazione dei misteri pasquali, soprattutto della settimana santa o maggiore, durante la quale mediteremo spesso sulla passione di Cristo, portiamo in noi la certezza che servire Cristo significa vivere nell'amore che si fa dono anche mediante la croce e la morte. |