Omelia (24-03-2024) |
don Alberto Brignoli |
In cammino, dietro all'Uomo della Croce Al termine del cammino di Quaresima, che ogni anno affrontiamo per prepararci bene alla Settimana più importante della nostra vita di cristiani, ci voltiamo indietro e guardiamo al percorso fatto durante queste sei settimane, possiamo anche correre il rischio ci sentirci un po' ancora al punto di partenza, e la Pasqua arriverà anche quest'anno, e magari ci troverà un po' impreparati. Ma se ci siamo messi anche solo in atteggiamento di ascolto della Parola, nemmeno quel cammino che quest'anno abbiamo iniziato così presto - quando le luci di Natale erano da poco state sostituite con i cuori di San Valentino - sarà stato un cammino inutile o una perdita di tempo. Se, guardando indietro, ci accorgiamo che avremo avuto il coraggio di affrontare il deserto, per mettere, sì, alla prova noi stessi, ma anche per ascoltare la Parola di Dio che vale addirittura più del pane di ogni giorno, sono certo che non avremo camminato invano, anche se magari a quel cibo particolare che ci eravamo proposti di non mangiare non siamo riusciti a rinunciare totalmente, perché poi la nostra gola è comunque più forte del nostro spirito. Se ci accorgiamo che avremo fatto lo sforzo di salire sulla montagna all'incontro di Dio e avremo anche affrontato la nube del mistero che spesso ci nasconde il suo volto e ci fa provare paura e smarrimento, sono certo che non avremo camminato invano, anche quando il tempo che avremmo voluto dedicare alla preghiera è stato meno del previsto, perché le preoccupazioni della vita di ogni giorno hanno occupato gran parte dei nostri pensieri, o le mille attività che abbiamo in ballo ci portano a "ballare" su altre piste che non sono quelle della Parola. Se avremo cercato di mandare all'aria un modo di vivere la fede fasullo, che "mercanteggia" sulle cose di Dio o che arriva a definire "scandalo e stoltezza" la croce, non avremo camminato invano, anche se il nostro rapporto con la croce e la sofferenza è stato di spontaneo rigetto, perché, in fondo, soffrire non piace mai a nessuno. Se in questo tempo ci saremo innamorati ancor di più di Dio, in risposta al suo amore che è talmente grande da aver compassione di noi anche quando mettiamo a morte suo Figlio, non avremo camminato invano, anche se le opere di misericordia che ci eravamo proposti di fare sono state scarse, e ci siamo accorti solo all'ultimo momento delle necessità dei fratelli che vivono nella casa a fianco della nostra. Se entrando in chiesa, in queste settimane, avremo avuto il coraggio di fissare un po' di più il nostro sguardo su Gesù crocifisso, che non è certo un bel vedere, perché a noi Dio piace di più pensarlo come un chicco di frumento, sempre forte e pieno di vita, non avremo camminato invano, anche se in questo periodo, magari, non abbiamo creato grandi occasioni per incontrarci con il Cristo Crocifisso presente sul volto dei nostri fratelli malati, anziani o sofferenti. Se accetteremo di seguire le orme dell'Uomo della Croce, che oggi osanniamo e acclamiamo come re, e venerdì appenderemo al patibolo, e nonostante questo riusciremo a riconoscere in lui il Dio della Vita, allora neppure in questa Quaresima, arrivata così presto e ora già terminata, avremo camminato invano. |