Omelia (28-03-2024) |
padre Ezio Lorenzo Bono |
L'Ultima Cena di David Lachapelle Per l'omelia della S.Messa in Cena Domini vorremmo proporvi l'esperienza che abbiamo fatto l'anno scorso. Abbiamo proiettato sulla parete della Chiesa l'Ultima Cena (The last supper) di David LaChapelle e abbiamo fatto l'omelia commentando questa bellissima opera contemporanea. Come musica di sottofondo proponiamo: The Last Supper theme (piano cover) - Jesus Christ Superstar - Andrew Lloyd Webber. I. Se oggi Gesù organizzasse una cena, come quell'ultima cena di 2000 anni fa, chi inviterebbe al banchetto? A questa domanda ha voluto rispondere, a modo suo, il famoso fotografo David LaChapelle (definito da alcuni come il Fellini della fotografia) con la sua straordinaria opera "The last supper" (L'ultima cena, che vedete qui proiettata) dove abbiamo Gesù coi capelli lunghi tipo hippie, tunica rossa con un drappo blu che scende sulla spalla sinistra, con le mani aperte e braccia distese in avanti (come il Gesù dell'ultima cena di Leonardo Da Vinci), siede al centro di una tavola con una tovaglia stampata con frutta colorata, circondato da 12 giovani tatuati di razze diverse, rapper, teppistelli, venditori ambulanti, che bevono birra e mangiano hamburger. Sulla porta c'è una Maria Maddalena (tipo Barbie) che sta per entrare in quella stanza angusta di un quartiere suburbano, una sala adorna o meglio disadorna con una carta da parati squallida e luce al neon. LaChapelle in molte sue opere ricorre all'immaginario cristiano e cerca di modernizzare alcune scene sacre come questa "The last supper" che fa parte di una serie di sei fotografie dal titolo "Jesus is my homeboy". Il risultato è stupefacente, con fotografie montate come quadri, colori saturi, in stile kitsch con un linguaggio fumettistico e surreale (ricordiamoci che i suoi maestri furono Andy Warhol e Jeff Koons) in un equilibrio (o forse squilibrio) tra sacro e sacrilego che rasenta la blasfemia. Eppure in ogni sua rappresentazione c'è qualcosa di affascinante, come in quest'Ultima cena, dove questi giovani sono attratti dalla luce che promana dalla figura del Cristo: "Io credo che alla fine la luce vincerà sull'oscurità" dirà LaChapelle in un'intervista. Attraverso questa serie di fotografie, come lui disse, voleva "salvare gli insegnamenti di Cristo dai fondamentalisti, che usano le parole di Gesù per giudicare e condannare piuttosto che elevare." II. Queste parole di LaChapelle, così come la sua Ultima cena, mi hanno fatto riflettere in questi giorni della Settimana Santa. A pensarci bene il primo trasgressore fu proprio Gesù che frequentava gente poco raccomandabile come pubblicani e prostitute senza giudicarli mai. Al suo tavolo, in quel giovedì santo di 2000 anni fa, stavano seduti pescatori, esattori delle tasse, ribelli, litiganti, increduli, spergiuri e traditori, persone che un attimo dopo nel Getsemani si sono tutte volatizzate. Eppure Gesù, pur sapendo cosa sarebbe successo poco dopo, in quella cena fece al mondo i due doni più grandi che poteva donare all'umanità: il dono dell'Eucarestia con l'offerta del suo corpo e del suo sangue, e il dono del sacerdozio, conferendo a quei suoi amici inaffidabili il potere di trasformare il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue. Ma perché Gesù affidò questo compito divino a quei poco di buono sapendo perfettamente che un istante dopo lo avrebbero abbandonato? Di sicuro in Israele c'erano tante persone più affidabili, più pie, sante e pure di quella manica di spergiuri. Perché Gesù scelse quest'ultimi e non i santi e puri? Forse perché è proprio vero che Dio non sceglie le persone capaci ma rende capaci le persone scelte. Per questo motivo sento più reale questa rappresentazione di LaChapelle di quella iconografia classica che rappresenta gli apostoli attorno al tavolo dell'Ultima cena con un portamento ieratico o serafico e con le aureole in testa. III. Gli apostoli sono diventati dei grandi non perché chiamati da Gesù (anche Giuda Iscariota era stato chiamato), ma per aver avuto il coraggio di cambiare: da spergiuri e traditori si sono trasformati in testimoni e martiri. È la fede e l'amore che trasformano. Bisogna solo avere il coraggio di cambiare. Giuda non ha avuto questo coraggio. Se anche gli altri apostoli traditori invece di chiedere perdono e di cambiare si fossero tolti anche loro la vita, tutto sarebbe finito, non avremmo avuto il sacerdozio, non avremmo avuto l'Eucarestia, non avremmo avuto il perdono dei peccati, non avremmo avuto la Chiesa, e non avremmo avuto nemmeno il capo del corpo della Chiesa che è Gesù. Lui infatti aveva scommesso tutto su questi poveri uomini. Come continua a scommettere oggi su di noi, altrettanto poveri uomini. IV. Per finire: David LaChapelle dopo aver visitato la Cappella Sistina nel 2006 ne rimase folgorato e decise cambiare la sua vita: abbandonò il mondo della pubblicità per dedicarsi totalmente all'arte (fece il suo capolavoro "The Deluge" il Diluvio), si ritirò in una fattoria alle Hawaii gestita in regime di auto-sostenibilità e dove ha costruito una chiesa per le persone del ranch. Dirà infatti che "La tecnologia sta sostituendo Dio e non possiamo lasciare che accada. Dobbiamo mettere Dio al primo posto". Alla domanda iniziale: "Se oggi Gesù organizzasse una cena, come quell'ultima cena di 2000 anni fa, chi siederebbe insieme con lui?" Lachapelle ha dato la sua risposta, che non è poi così diversa da quella che ci da il Vangelo quando ci dice che il padrone del banchetto finale manderà a raccoglierete per la sua festa i derelitti ai crocicchi delle strade. LaChapelle ha voluto incarnare il Vangelo in coloro che vivono ai margini della società, così come aveva fatto a suo tempo Michelangelo Merisi, il Caravaggio, che riproduceva nella raffigurazione degli apostoli e della Madonna, i volti degli ultimi della società del suo tempo che lui frequentava nei bassifondi delle periferie.È la stessa attenzione agli ultimi di Papa Francesco quando parla continuamente degli "scartati" del mondo. E qual è la nostra risposta? Preoccupiamoci di più però, non tanto di rispondere alla domanda chi Gesù inviterà, ma di fare in modo di esserci anche noi tra gli invitati al banchetto, senza la presunzione di occupare i primi posti (quelli sono per coloro ai quali Dio li ha riservati). Quello che basta è esserci anche noi a quella festa finale e qualsiasi posto andrà bene, anche lo sgabuzzino delle scope. |