Omelia (29-01-2006)
LaParrocchia.it
“Che centri tu con noi, Gesù nazareno?” (Mc 1,24)

Fratelli nella fede,
da sempre Dio si è servito dell'uomo per parlare all'uomo. Nel Vecchio Testamento ci furono i profeti, incaricati di ricordare al popolo eletto la missione di cui era investito. Nel tempo fissato da Dio ci fu il Figlio suo: fatto uomo, egli fu per gli uomini la parola viva del Padre, «il Verbo di Dio». E lo è sempre! Per mezzo della Chiesa da lui fondata, per mezzo dei suoi pastori, il Papa e i Vescovi, per mezzo dei loro ausiliari, i Sacerdoti, egli è sempre il messaggero del Padre. «Chi ascolta voi, ascolta me», egli ha detto. Splendida missione, quella del sacerdote, la più bella di tutte! Egli è il portavoce di Cristo. Non sempre i fedeli se ne rendono sufficientemente conto. Dovrebbero ringraziarne Dio e cercare di rendere più facile il suo compito così delicato e gravoso ad un tempo.

Nell'Antico Testamento Dio parlava al popolo eletto per mezzo dei profeti. Oggi ci parla per bocca del Figlio suo. Ne abbiamo preso realmente coscienza?

La parola di Cristo, interpretata e trasmessa dalla chiesa, trova ascolto da parte nostra? L'accogliamo con rispetto e attenzione? Ne facciamo oggetto della nostra meditazione? Noi, come cristiani, siamo incaricati di farla risuonare nel nostro ambiente di vita. Siamo in qualche modo i profeti del Signore?

Gesù, è il profeta che parla con autorità. Molti oggi vorrebbero che il diavolo fosse relegato tra i miti. E invece è di fede che esiste. Senza vederlo dappertutto, non dimentichiamo ch'egli combatte apertamente, e più spesso insidiosamente, il vangelo e coloro che ne fanno la regola di vita. Stiamo sempre in guardia per non essere sconfitti.

Ognuno di noi è invitato ad essere con Cristo profeta e messaggero della buona novella. Se vogliamo essere veri messaggeri di Cristo, portiamo ai nostri fratelli la sua parola viva e ardente con l'esempio persuasivo della nostra vita.

Il vangelo ci ricorda che non esiste luogo che possa automaticamente rendere buona o cattiva una persona. La bontà o la cattiveria dipendono dal cuore, dalla coscienza, dalle opere. Non si può ritenere di essere buoni solo perché si frequenta la chiesa. La bontà non si acquista solo andando in chiesa ma vivendo il Vangelo, lottando con il male, facendo le opere buone.

Anch'io, qualche volta, ti parlo come un indemoniato. Che c'entri tu con me? Lasciami fare quello che voglio. Lasciami razzolare nel buio. Lasciami arrangiare nella doppiezza. Lasciami sfogare i miei istinti. Lasciami, non disturbare la mia coscienza, quando faccio male o sono prepotente, quando odio qualcuno o butto sul fuoco la tua legge.

È in queste situazioni che tu incroci la mia strada e ti imponi davanti a me con la tua statura, o Signore, e mi guardi negli occhi. È allora che, vergognandomi di me stesso, grido il mio pianto ed il mio pentimento e provo subito dopo il piacere profondo della vera libertà. Non finirò mai, Signore, di ringraziarti per avermi incontrato.