Omelia (28-03-2024) |
don Michele Cerutti |
Servo per amore La scena che si presenta sta sera suona incredibile non solo ai discepoli del tempo, ma anche a noi discepoli dell'oggi. Un Dio che si sveste e che si cinge di un asciugamano e con un catino lava i piedi ai suoi. Questo era il gesto dello schiavo e ci offre una grande lezione importante. La liturgia ci farà plasticare fra poco questo evento, ma sarà una rappresentazione di ciò che Gesù ha compiuto veramente. Il Dio dei cristiani è il Dio servitore dell'uomo. Quello che ci è chiesto è di vivere nello stile del servizio. Cercare di compiere nella vita di tutti i giorni questo chinarsi sul bisogno di chi ci sta vicino. Questi può essere un familiare, un amico, un vicino di casa o di quartiere. Là dove siamo il Signore sembra dirci di essere capaci a intercettare il bisogno del nostro prossimo. Una sintesi questo di tutto il cammino che i discepoli hanno fatto fino a quel momento. Bisogna essere uomini e donne che alla scuola del Maestro sappiano intercettare veramente le necessità. In quel caso dopo una giornata delle strade polverose della Giudea c'era il bisogno di lavarsi e rinfrescarsi i piedi e Gesù si mostra pronto a compiere questo gesto. Sta sera i piedi di coloro che si sottoporranno alla lavanda sono già belli profumati, ma vi lascio immaginare l'odore e la sporcizia che regnavano quella sera e in quelle circostanze dopo giornate di cammino in zone aride come quelle dell'Oriente antico. Davanti a tutto ciò abbiamo lo stupore di Pietro e l'inganno da parte del demonio nei confronti di Giuda. Tutte due accumunati da una forte delusione. Un Dio così non rientra nei loro schemi. Per questo tutte due lo tradiranno nel momento della prova. Anche se Pietro sembra sempre lanciarsi in grandi slanci che tuttavia si affievoliscono con la paura. Giuda lo venderà per pochi denari. Il primo si pente e con le lacrime agli occhi mostra la sua contrizione. Il secondo non ha il coraggio del perdono e si dispera. Questo è il dramma di chi non si fida della misericordia di Dio che è più potente di ogni nostro peccato e meschinità. Bastava una richiesta di perdono. Noi tutti però siamo un po' Pietro e un po' Giuda. Noi tutti navighiamo tra paure e mancanze di coraggio nel domandare misericordia. Papa Francesco lo dice spesso molte volte siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. Molto spesso come Pietro ci lanciamo in grande iniziative e poi ci nascondiamo, molliamo la presa dietro alle mode del tempo e alle circostanze del mondo. In tutto questo contesto di tradimento Gesù non solo disdegna di assumere la condizione di servo, ma dona un tesoro prezioso istituendo l'Eucaristia. Sacramento che si perpetua in ogni Messa che celebriamo. Sacramento che definiamo farmaco perché ci è consegnato per non cadere e disperderci nel cammino su questa terra. Sacramento di carità perché ci conforma a Cristo servitore degli uomini. Quindi questa celebrazione dai grandi significati ci rimanda al servizio, alla responsabilità del domandare perdono davanti all'amore così grande di un Dio che diventa pane spezzato per il nostro cammino. Ci prepariamo agli eventi della morte per assaporare la gioia della Risurrezione nel giorno di Pasqua respirando in questo cenacolo la gratitudine, che i discepoli ancora non riescono a comprendere, nei confronti di Gesù che non ci lascia soli fino alla fine del mondo trasformando il pane e il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue. |