Omelia (29-03-2024)
don Michele Cerutti
Dalle tue piaghe siamo stati guariti

Un Dio che muore in Croce è qualcosa che non sempre si riesce a comprendere perché l'immagine che abbiamo di Dio è contornato di potenza e di forza.

Per i greci ci dice Paolo che la Croce è stoltezza, per i giudei è scandalo.

Oggi se chiedessimo a un mussulmano cosa significa per lui la Croce troverebbe strano che un Dio sceglie una strada come quella per manifestarsi.

Un ebreo proprio perché aspetta un Messia potente è ancora in attesa di un Dio che deve arrivare.

Eppure il Dio che noi adoriamo ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti. Il Dio cristiano non è il totalmente Altro, ma è il Vicino.

Il nostro Dio non solo ha preso carne mortale, ma ha conosciuto il dolore e la sofferenza atroce.

Mi rassicura Isaia quando afferma nel carme del servo sofferente: E' l'uomo dei dolori che ben conosce il patire.

Carissimi noi ci rivolgiamo a colui che sa benissimo ciò di cui abbiamo bisogno perché Lui stesso ha patito.

Quindi il cristiano davanti alla sofferenza non lancia slogan, ma rimanda a colui che ha ricevuto percosse, ingiurie è stato incoronato di pungenti spine e sulla Croce ha ansimato fino a morire.

Se le parole a volte non ci riescono a venire nel confortare la morte di un giovane o di un bambino allora non resta che la preghiera all'uomo dei dolori.

Quello che noi vivremo tra poco sarà il bacio della Croce in questo gesto portiamo a Lui le nostre ferite e le ferite di coloro che si affidano alle nostre preghiere e viviamo nella certezza che entro quelle piaghe tutto viene coperto e trova un senso.

Come dice Sant'Ignazio: Intra tua vulnera abscunde me.