Omelia (31-03-2024) |
padre Ezio Lorenzo Bono |
Tu quoque, Brute, fili mi I. Alla metà di questo mese, mentre stavo tornando dal lavoro, mi sono fermato all'area sacra di Largo di Torre Argentina qui a Roma, dove un gruppo di attori stava inscenando l'uccisione di Giulio Cesare, avvenuta esattamente in quel luogo alle Idi di marzo e cioè il 15 marzo del 44 a.C. Come sappiamo Cesare fu ucciso dai senatori perché temevano che volesse farsi re di Roma e quindi avrebbero perso il loro potere e prestigio. Tra gli assassini, oltre ai senatori c'era suo figlio Bruto e alcuni sostenitori di Cesare che aderirono alla congiura per motivi di rancore, invidia e delusioni per mancati riconoscimenti e compensi. Mi sono emozionato quando Cesare, con occhi attoniti vedendo suo figlio che lo colpiva a morte ha detto con immenso dolore e delusione "Tu quoque, Brute, fili mi!", "Anche tu, Bruto, figlio mio?" Mentre guardavo quelle scene, pensavo che qualche decina di anni dopo l'uccisione di Giulio Cesare, la storia si sarebbe ripetuta con l'assassinio di Gesù. E mi sono ricordato le parole che Gesù disse a Giuda con amarezza: "Amico, con un bacio mi tradisci?". Certo i due personaggi sono totalmente diversi, ma entrambi hanno in comune il soccombere alla congiura di invidiosi e rancorosi che non volevano accettare la loro regalità, entrambi traditi anche dai propri fedelissimi. II. Giulio Cesare ha fatto delle opere buone per i cittadini, come le riforme agrarie a favore dei contadini poveri; riforme economiche volte a ridurre il debito dei cittadini e ad aumentare le opportunità economiche per le classi meno abbienti e per ridurre il peso fiscale sui più poveri; promosse l'istruzione pubblica e l'accesso all'istruzione per un maggior numero di cittadini romani contribuendo a diffondere l'alfabetizzazione e l'istruzione formale tra le classi meno abbienti; fece riforme giuridiche e aumentò le Infrastrutture e i lavori pubblici. Tutte queste cose che sembrerebbe essere state fatte per beneficiare i cittadini e i più fragili, in realtà Cesare le aveva fatte per fini politici e personali per aumentare il proprio potere e prestigio. Anche Gesù ha fatto molte cose in favore dei più poveri, gli ammalati, e derelitti del suo tempo, ma certamente non per motivi "cesaristici" ma solo per il bene esclusivo delle persone. È soprattutto nel dopo morte che le loro storie si differenziano totalmente: per l'imperatore romano la sua storia finisce li con lui, con la sua morte, e di lui non rimane più nulla (come di tutti gli altri grandi personaggi della storia). Con Gesù invece la storia non finisce con la sua morte, ma ricomincia con la resurrezione. Di Cesare rimane solo un lontano ricordo di gesta militari e opere grandiose che riportano al passato. Di Gesù abbiamo una storia che continua e si rinnova ogni anno e le sue opere ci portano al futuro. III. In conclusione. Dopo poco la sua morte, Cesare fu divinizzato e le sue ceneri furono poste nel Tempio del Divo Giulio nel Foro Romano. I cesaricidi furono uccisi e venne instaurato l'impero romano. Nonostante tutto questo, Cesare si trova ancora nelle braccia della morte e delle sue ceneri non ne rimane neanche un briciolo. Gesù invece con la sua risurrezione non si trova più nella morte ma nell'assenza della morte, che in latino si dice "a" (alfa privativo) "mors-mortis" e cioè "a-more" che vuol dire appunto "assenza della morte". Per questo la Pasqua, che è la vittoria di Gesù sulla morte è la vittoria dell'A-more. La Pasqua è l'unica e valida risposta alla questione della morte: non sono i ridicoli sofismi di Epicuro o delle mitologie greco-romane, né l'illusoria immortalità consegnata alle proprie opere come pensa Ugo Foscolo ne "I Sepolcri", neppure le filosofie del Superuomo di Nietzsche né l'esistenzialismo di Heidegger per i quali l'uomo è un essere per la morte. L'uomo è un essere per la vita perché la morte è stata sconfitta dalla risurrezione di Gesù. Ecco che augurare "Buona Pasqua" è augurare "Buona vittoria sulla morte", e quindi è annunciare "Assenza della morte" e cioè augurare "A-more": augurare Buona Pasqua è augurare Amore La grande consolazione che ci dona la Pasqua è che alla fine della nostra vita terrena saremo accolti dal Padre insieme al figlio Gesù e ci dirà non "Tu quoque, fili mi", ma: "filius meus es tu quoque", "anche tu sei mio figlio". ___________ I video (in italiano, portoghese e inglese) dei miei commenti al Vangelo della Domenica li potete trovare sulla mia Pagina Facebook, o sul mio canale Youtube. I testi dei commenti tradotti in inglese e portoghese li potete trovare sulla mia WebPage. |