Omelia (07-04-2024)
padre Ezio Lorenzo Bono
Intelligenza artificiale e fede

I
Qualche giorno fa al Dicastero dove lavoro, ci è stato proposto un interessante seminario di formazione sul tema dell'Intelligenza Artificiale e Educazione. Dopo aver ascoltati i bravi oratori di alcune università americane e dell'Università Cattolica di Milano che avevano sottolineato alcune criticità a riguardo dell'Intelligenza artificiale applicata al campo dell'educazione, è emerso però che l'atteggiamento della Chiesa di fronte alla rivoluzione dell'Intelligenza Artificiale, è quello di un'apertura positiva, senza intraprendere sterili crociate e evitando di ripetere gli errori commessi con l'antimodernismo. Papa Francesco infatti invita a "sgomberare il campo da letture catastrofiche" di fronte "all'accelerata diffusione di meravigliose invenzioni", perché siamo comunque di fronte a "un indiscutibile salto qualitativo". Diversi sono i vantaggi dell'IA per l'educazione: un'educazione più personalizzata che tiene conto delle necessità di ciascun estudante e non un'educazione standardizzata ridotta alla misura del letto di Procuste; il superamento dei limiti spaziali e temporali della formazione; un tutor artificiale con conoscenze infinitamente maggiori e autogenerative; una maggiore oggettività che prescinde dagli umori, stanchezze e pregiudizi degli insegnanti soprattutto nel momento della valutazione; un'educazione molto più economica e quindi più democratica che permetterebbe una formazione di qualità per tutti, e non solo per le elites (ogni studente dalla più piccola scuola alla più importante, quando si siede davanti a un computer, troverà le stesse infinite possibilità). Certo questo strumento non potrà sostituire l'insegnante, sarà però un formidabile aiuto.
Tra gli oratori c'era anche lo scrittore Alessandro Baricco, autore di vari romanzi di successo e del saggio "The game" dove traccia la "storia" dell'evoluzione digitale. Lui disse che pensava di dover fare una specie di apologia del mondo digitale perché temeva di incontrare nell'ambiente ecclesiale una chiusura nei confronti dell'Intelligenza Artificiale. Con meraviglia invece incontrò un'apertura inaspettata.
Io credo che la Chiesa come attualmente è un punto di riferimento mondiale per le questioni ecologiche e educative, dovrà esserlo anche per le questioni etiche legate all'IA.

II.
L'istinto di rinchiudersi tra quattro mura per paura del mondo esterno, è ciò che fin dall'inizio aveva mosso gli apostoli che si erano rintanati nel cenacolo per paura dei Giudei. Il mondo esterno è stato spesse volte visto come una minaccia dalla quale bisogna proteggersi, chiudendosi tra mura invalicabili. È la tentazione in cui è caduta diverse volte la Chiesa lungo la sua storia, in un alternarsi tra grandi aperture da una parte, con l'evangelizzazione di ogni angolo della terra e la diffusione della cultura attraverso i monasteri e le università, e miopi chiusure dall'atra parte con l'ostracismo di fronte alle rivoluzioni scientifiche e la lotta antimodernista.
Gesù entra nel cenacolo sbarrato, oltrepassa le chiusure e invita i suoi discepoli a uscire: "Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi", infonde su di loro lo Spirito Santo «soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo"» e poi li invia in tutto il mondo a evangelizzare.
È questa la "Chiesa in uscita" di cui ci parla continuamente Papa Francesco. Per superare la paura e affrontare il mondo bisogna però prima ricevere lo Spirito Santo, altrimenti saremo travolti dal mondo. Mi ricordo che pochi anni fa la famosa ex suor Cristina Scuccia in un'intervista da suora aveva detto di aver partecipato a "The Voice" per rispondere all'invito di Papa Francesco di essere "Chiesa in uscita". Solo che lei si è lasciata travolgere dal mondo dello spettacolo con il risultato che invece di essere "chiesa in uscita", lei è uscita si, ma dal convento. Dobbiamo uscire dalle quattro mura, però dobbiamo essere ricolmi di Spirito Santo altrimenti invece di evangelizzare il mondo ne saremo fagocitati.

III.
In conclusione.
Nel seminario di formazione di cui dicevo all'inizio, Alessandro Baricco proponeva di cambiare il nome di "Intelligenza artificiale" in "Intelligenza estesa". Io invece penso che il nome da cambiare non è "artificiale" ma "Intelligenza", perché qui non abbiamo nessuna intelligenza. Si tratta di una macchina programmata a fare quello che fa, che si avvia e si spegne con un bottone quando decide l'uomo. Quindi non si tratta di nessuna intelligenza né artificiale né estesa, ma solo di uno strumento di elaborazione di dati complessi, perché dove non c'è intenzionalità non c'è intelligenza.
Per esempio, se un robot fosse programmato per parlare molto bene di Dio, professare la fede, andare a messa, ricevere il battesimo, e magari si comportasse molto meglio di un cristiano, potremmo parlare di un "credente intelligente artificiale"? Certo che no, perché dove non c'è libera scelta e intenzionalità, non c'è fede, anche se il robot imita perfettamente quello che fa un credente o si comporta addirittura meglio di un credente. È vero che ci sono anche "credenti artificiali" non nel senso dell'intelligenza artificiale, ma nel senso di cristiani che vivono superficialmente la loro fede.
Secondo me anche Tommaso era un "credente artificiale" perché aveva bisogno di prove per credere: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Anche se Tommaso ha fatto poi la più grande professione di fede dicendo «Mio Signore e mio Dio!», Gesù però non ne è rimasto entusiasta, infatti gli disse con rammarico: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Quindi sembra che Gesù preferisca noi a Tommaso, noi poveri cristiani con la nostra fede sgangherata, perché anche se non lo abbiamo mai visto e toccato, ci siamo ugualmente innamorati di Lui.

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