Omelia (07-04-2024)
don Michele Cerutti
Dubbi per crescere nell' amore con Dio

Addentriamoci nel brano evangelico possiamo sicuramente affermare che i personaggi del Vangelo diventano il nostro specchio.
Nella domenica delle Palme ci potevamo riconoscere negli stessi gerosolomitani che in un primo momento inneggiavano a Gesù all'ingresso di Gerusalemme per poi chiederne con forza la crocifissione.
Nell'Ultima Cena tutti potevamo essere Pietro con i nostri slanci e le nostre cadute o un poco traditori come Giuda.
Tutti ci siamo riconosciuti negli apostoli che al momento della prova scappano forse qualcuno si sarà visto come Giovanni ai piedi della Croce.
La delusione di un Dio che muore sarà stata sostenuta dalla luce della Risurrezione che sempre illumina il nostro cammino.
Oggi Tommaso ci sembra dire e se fossimo tutti noi come lui?
Riflettiamoci bene perché la richiesta di Tommaso di vedere le piaghe e le ferite di Gesù non è poi tanto differente e permettetemi di dire non è miscredente dei nostri dubbi o delle nostre richieste di segni tangibili dell'esistenza di Dio e della Sua presenza nelle nostre vite.
Tommaso come tutti noi vogliamo certezze e alla fine in questa ricerca di certezze, non solo non è in grado di comprendere il passaggio di Gesù, ma nemmeno si fida della parola degli altri discepoli.
Non c'è sfiducia nei confronti di Gesù, ma una verifica per essere sicuro di non sbagliare, per non perdere tempo, per non rimanere deluso.
Gesù non solo non punisce il comportamento di Tommaso, ma si mostra in tutta la sua essenza di risorto ferito, perché comprende il senso della richiesta, comprende che Tommaso ha bisogno delle risposte alle sue domande per andare avanti, per continuare a testimoniare.
Cosa dice tutto ciò a noi? I dubbi sono legittimi, ma attenzione non possono essere il punto arrivo, non debbono diventare un limite. Il punto di arrivo è la fiducia in Dio, la fiducia nella speranza. Se per Tommaso la massima aspirazione era la sicurezza, per i discepoli che Gesù immagina l'obiettivo della vita deve essere la speranza. Gli occhi dei discepoli sono proiettati verso il futuro, quelli di Tommaso su un punto immutabile del presente.
E se Tommaso siamo noi, dobbiamo, insieme ai fratelli e alle sorelle, saper chiedere aiuto a Dio sia per imparare a guardare oltre come Lui ci chiede, sia per chiedere perdono quando non ci riusciamo, nella speranza che una nuova possibilità ci venga concessa.