Omelia (07-04-2024)
padre Paul Devreux
Commento su Giovanni 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, (stiamo parlando della sera della Domenica di Pasqua)
mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Notiamo che Gesù non appare, ma sta in mezzo, come oggi sta in mezzo a noi, e il frutto immediato di questa presenza è la Pace.

Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Non vuole essere riconosciuto dal volto, ma da ciò che ricorda ciò che ha fatto per noi. Per questo motivo ogni domenica leggiamo e commentiamo il vangelo; per ricordarci tutto ciò che Gesù ha fatto per noi e così capire chi è. Ma vederlo, è un'altra cosa.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Soffiando Gesù mette in loro uno spirito nuovo, che li renda capaci di fare del bene. Infatti, l'invito a perdonare i peccati, che Gesù fa a tutti i discepoli, concretamente, è un invito ad aiutare chi fa del male a non farlo più. Perdonare è già una grande cosa, ma aiutare chi ha fatto del male a non sbagliare più, è molto più impegnativo.
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Tommaso passa per l'incredulo, ma nessun discepolo ha creduto senza prima averlo visto.
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Tommaso è il primo a riconoscere in Gesù risorto il suo Dio! Cosa è successo? Non solo ascoltandolo, si rende conto che Gesù era presente al momento del suo sfogo, anche se lui non lo vedeva, ma ora lo ha anche visto!

Come faccio io e come facciamo noi a vederlo? Un modo è fare ciò che ha fatto Tommaso, che glielo ha chiesto direttamente. Da arrabbiato e sfiduciato, ma l'ha chiesto. Io ammiro chi dice di credere per dovere, per logica o per tradizione. Ma per me la fede non può nascere che da un'esperienza o da tante esperienze. Come chi crede in una persona per l'aver toccato con mano più volte la sua presenza e disponibilità. Noi non possiamo andare in cielo per verificare se Dio c'è e se Gesù è risorto veramente, ma Dio ha un'immaginazione infinita per manifestarsi a noi. Lo ha fatto clamorosamente tramite l'incarnazione di suo figlio, ma continua a farlo anche oggi, soprattutto a chi glielo chiede, e ancora di più se glielo chiediamo come comunità in preghiera. Attenzione: non si tratta di chiedergli di risolvere i nostri problemi, anche perché sarebbe illogico e ingiusto che risolva i miei e non quelli del mio vicino e del mondo intero. Si tratta solo di chiedergli di aiutarci a credere. Perché credere che lui sta in mezzo a noi, è sufficiente a trasmettere quella Pace che la sua presenza comunica. Per questo diciamo: "Vieni Signore Gesù, mandaci dal cielo, un raggio della tua luce. Donaci di vederti, donaci d'incontrarti, donaci di riconoscere la tua presenza in noi, intorno a noi e nei fratelli".

Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome
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Buona domenica.