Commento su Gv 20, 19-31
Come vivere questa Parola?
I discepoli nel cenacolo, a porte chiuse, paurosi e con il cuore pieno di tristezza per la morte del maestro. Gesù li trova completamente impreparati alla sua venuta. Come noi, spesso, nel nostro quotidiano, lo chiudiamo fuori dalla nostra vita e dalle nostre relazioni, increduli o incapaci di vivere alla luce della buona notizia e timorosi del giudizio degli altri su di noi. Ma Gesù proprio in quella situazione si fa presente, ci dona la pace vera e ci riempie del suo spirito per inviarci come suoi discepoli. Tommaso non era presente quando gli altri lo videro ed è tentato di non credere alla loro testimonianza. Ha bisogno di vivere quell'incontro in prima persona per credere che da quella morte nasca la vita, e pensa che la soluzione sia mettere il dito nella piaga, proprio come noi, quando non riusciamo a trovare altro modo di affrontare le situazioni dolorose che quello di continuare a raccontarci ciò che è successo. Proviamo un certo gusto a tornare sulle tristezze della nostra vita, infatti Tommaso è detto Didimo, ovvero gemello. Sì, Tommaso ci somiglia, come lui amiamo mettere il dito nella piaga. Ma Didimo vuol dire anche doppio, e anche in questo Tommaso ci somiglia. Tommaso è doppio perché un po' crede e un po' dubita, ma anche perché un po' sta dentro la comunità e un po' se ne va. È doppio come noi, perché anche la nostra vita spirituale è fatta di fiducia e di incertezza, di appartenenza e di solitudine.
Mi chiedo quali sono le situazioni nelle quali mi sono chiuso, come i discepoli nel cenacolo, e quali sono i percorsi che il Signore mi sta suggerendo per tornare ad aprire le porte del mio cuore.
La voce di uno scrittore
"L'inverno è nella mia testa, ma una eterna primavera è nel mio cuore"
Victor Hugo
Suor Emilia Di Massimo FMA - emiliadimassimo@libero.it