Omelia (29-01-2006) |
padre Antonio Rungi |
Gesu' Cristo, una nuova dottrina La Parola di Dio di questa quarta domenica del tempo ordinario ritorna sulla tematica dell'evangelizzazione. E' soprattutto il Vangelo a presentarci Gesù alle prese con la predicazione e con l'insegnamento, ma anche con la lotta alle forze demoniache presenti in soggetti particolari. Sia nell'insegnamento che nella pratica dell'esorcismo, Gesù è uno che opera con autorità, in quanto egli stesso è Dio. E' Cafarnao il luogo scelto da Gesù per manifestare nuovamente la sua potenza divina e presentare il suo programma di salvezza del genere umano. Il testo del Vangelo di Marco, che oggi ascoltiamo, ci riferisce in modo preciso e circostanziato di questo avvenimento, quasi fosse un fatto di cronaca presentato giornalisticamente: "A Cafarnao, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: "Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio". E Gesù lo sgridò: "Taci! Esci da quell'uomo". E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!". La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea". E' interessante notare il fatto che l'indemoniato è presente nella Sinagoga, come a dire che non ci sono luoghi riparati dall'intromissione delle forze del male, non ci sono luoghi protetti contro il demonio, ma bisogna lottare come Cristo, con la verità dell'insegnamento, con la sana dottrina e con la preghiera perché tali forze maligne si allontanino dal cuore e dagli ambienti di vita dei credenti. Di fronte alle tante notizie di cronaca giornaliera, ove la perversione ed il facile cedimento alle pressioni del male manifestano un mondo segnato dalla miseria e povertà morale, come cristiani siamo chiamati ad essere tutti "esorcisti", partendo da noi stessi, con la purificazione del nostro modo di pensare ed agire, in applicazione di quanto abbiamo meditato domenica scorsa sulla fede e sulla conversione. Siamo pure invitati, in base al dono della fede che abbiamo ricevuto nel Battesimo e confermato nella Cresima, ad essere cristiani credibili per il l'impegno sistematico (e non occasionale) sul versante della lotta di ogni male ed ingiustizia nel mondo. Questo lo possiamo fare, nella misura in cui viviamo intensamente una vita di comunione e di relazione con Dio nell'ascolto della sua parola, nella preghiera e con una intensa vita sacramentale. Anche in questa Domenica, San Paolo Apostolo con la sua Prima Lettera ai Corinzi ci viene incontro indicandoci una strada da seguire da un punto di vista morale. Egli scrive al riguardo: "Fratelli, vorrei che voi foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni". Sono tante le occasioni e le distrazioni oggi che ci portano a trascurare il nostro rapporto con Dio e a soddisfare solo le nostre esigenze materiali. La recente Enciclica di Benedetto XVI, "Deus caritas est", ci propone un percorso alternativo a quanti concepiscono l'amore nel solo orizzonte del tempo presente e della corporeità. Lo stesso abuso del termine amore e la sua varia accezione ci fa comprendere come sia problematico scegliere la strada giusta per vivere nell'amore di Dio e in questo amore divino amare ogni nostro fratello, nonostante i limiti ed i difetti. Facendo tesoro della prima lettura tratta dal Deuteronomio dobbiamo essere anche noi profeti di verità e di moralità in questo nostro tempo e nei luoghi ove viviamo abitualmente. Non perché ci riteniamo migliori e più retti degli altri, ma perché è nostro dovere fondamentale trasmettere la verità del Vangelo ad ogni uomo. Questo compete soprattutto a coloro che hanno la responsabilità della guida pastorale delle comunità. Non si può falsificare il Vangelo, né far dire al Vangelo quello che sono le nostre personali convinzioni, magari in netta e chiara opposizione con il Magistero e la sana tradizione della Chiesa. E ciò in tutti i campi e soprattutto in quello dottrinale e morale. Leggiamo il brano della prima lettura: "Mosè parlò al popolo dicendo: "Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: Che io non oda più la voce del Signore mio Dio e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia. Il Signore mi rispose: Quello che hanno detto, va bene; io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole, che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dei, quel profeta dovrà morire". Essere un po' come i ripetitori delle radiotelevisioni, ovvero trasmettere agli altri ciò che ascoltiamo della Parola di Dio senza modificare di essa una virgola, soprattutto se si tratta di verità di fede o di insegnamenti morali fondamentali. Non bisogna cercare il consenso, né l'adulazione, l'appoggio e la condivisione in questo nostro compito di annunciatori del Vangelo, ma dobbiamo sforzarci di essere profeti coraggiosi della ricchezza e della profondità della Parola di Dio anche nel presente momento storico della Chiesa e del mondo. Compito non facile soprattutto oggi di fronte al pluralismo culturale, ideologico, religioso ed al relativismo morale che si è insinuato nei vari ambienti, compresi quelli ecclesiali e cattolici. Non si tratta di essere integralisti a modo di fedeli di altre religioni, ma credibili e soprattutto coerenti con quanto abbiamo accettato di professare e vivere, essendo cristiani, perché il Battesimo ci ha immersi nella morte e risurrezione di Cristo. Di queste persone credibili, ovvero dei santi di ogni tempo e anche del nostro tempo, abbiamo bisogno per ritrovare le ragioni della speranza, perché il sonno di questi valori generano solo persone demotivate e scoraggiate, persone senza regole morali che si lasciano andare ad una vita senza Dio e sempre più spesso ad un vita contro Dio. La preghiera iniziale di questa eucaristia domenicale ci dia il senso più vero di quanto il Signore vorrà dirci mediante l'attento ascolto della sua parola di vita: "O Padre, che nel Cristo tuo Figlio ci hai dato l'unico maestro di sapienza e il liberatore dalle potenze del male, rendici forti nella professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano". |