Omelia (11-04-2024)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Gv 3, 31-36

Come vivere questa Parola?

Sembra che la Resurrezione sia ancora fatto difficile da spiegarsi; hanno fatto fatica i discepoli, facciamo fatica noi. Forse la resurrezione ci destabilizza perché, come la morte in croce, colpisce direttamente la nostra immagine di Dio. Ci urta fortemente credere che i nostri fallimenti non sono l'ultima parola sulla nostra vita: in un certo senso sono una via per mettere noi stessi al centro della nostra attenzione. Giovanni oggi si rivolge ai suoi discepoli che cominciano a credere di aver "sbagliato bersaglio". È la stessa incredulità degli apostoli, chiusi nel cenacolo, davanti al Risorto. Eppure l'annuncio di oggi ci offre una nuova prospettiva: Giovanni ci invita a guardare chi viene dal cielo, ad alzare la testa dalle nostre piccole grandi paure; ci dice che, per comprendere i gesti di Gesù, la croce, la resurrezione, bisogna sapere che Dio dà lo spirito «senza misura». È questo amare senza misura l'unico modo di amare autenticamente e di accogliere la testimonianza di colui che «Dio ha mandato». Solo in tale logica si riesce a comprendere che l'annuncio di Gesù non compete con quello Giovanni: entrambi, invece, risuonano reciprocamente. È bello che sia Giovanni a dircelo, uno di noi, uno che «appartiene alla terra», uno con le nostre stesse paure, che tuttavia non impediscono di «preparare la strada», di vivere gratuitamente, di gustare il Suo amore nel qui e ora.


Mi chiedo che cosa mi impedisce di guardare al cielo, chi me lo ricorda, chi sono chiamato ad aiutare perché possa anche lui alzare lo sguardo.


La voce di un romanziere

"Cercate di conservare sempre un lembo di cielo sopra la vostra vita".

Marcel Proust


Suor Emilia Di Massimo FMA - emiliadimassimo@libero.it