Omelia (14-04-2024)
fr. Massimo Rossi
Commento su Luca 24,35-48

Eccoci di nuovo nel cenacolo la sera della risurrezione...
Il racconto di Luca è assai diverso da quello di Giovanni, sul quale abbiamo riflettuto otto giorni
fa... contiene elementi ulteriori, necessari a dare un fondamento di verità all'evento della Pasqua di
Cristo, ma anche alcune indicazioni preziose per la Chiesa nascente costituita per ora dagli Apostoli.
Procediamo con ordine.
Gli Undici stanno ascoltando il racconto dei due di Emmaus: sappiamo che il cuore di quella
vicenda, che solo Luca inserisce, ruota attorno ad una cena, ovviamente, la quale è occasione di
predicazione da parte di Gesù, ma anche del suo riconoscimento da parte dei discepoli, perché quel
pane spezzato e distribuito costituisce il segno della Sua reale presenza (tra noi).
Non possiamo trascurarlo, non possiamo pretermetterlo, non possiamo archiviarlo come uno dei
tanti gesti compiuti dal Signore prima di morire... Al contrario, la cena costituisce l'eredità che
Cristo ci ha lasciato, perché la celebriamo ogni domenica in memoria di Lui!

Ma torniamo nel cenacolo. Colpo di scena! Gesù entra a porte chiuse e saluta: "Pace a voi".
Luca sottolinea che tutti i presenti rimasero sconvolti, convinti di avere visto un fantasma. Già una
volta si erano sentiti così: quando, su una barca in balia del mare in tempesta, avevano visto il
Maestro, da lontano, avvicinarsi, camminando sulle acque. È verosimile pensare che la scena della
tempesta sedata sia una delle tante apparizioni (postpasquali) del Risorto;
il quale era ormai
libero dai condizionamento spazio-temporali, Signore assoluto degli elementi (naturali), tanto da
poter cavalcare i marosi, varcare le porte chiuse, apparire contemporaneamente a più persone in
luoghi diversi,...
Ma questo non basta ancora: dopo lo spavento dei primi istanti, la gioia irrefrenabile impedisce
ancora agli Apostoli di credere che Gesù sia presente in carne e ossa... "Avete qualcosa da
mangiare? Gli offrirono del pesce arrostito, e Gesù lo prese e lo mangiò davanti a loro.".

Dopodiché Gesù comincia a parlare, ricapitolando per sommi capi i fatti salienti della sua vicenda
terrena, il senso, il valore di quanto è accaduto e il conseguente mandato ad annunciare il
Vangelo a tutti i popoli, Vangelo di amore, Vangelo di vita, Vangelo di perdono.

E ora veniamo a noi. Aldilà del resoconto giornalistico dei fatti legati a quella prima Pasqua, Luca
ci rivela molto altro: le apparizioni che il Signore fa di sua spontanea volontà sono finalizzate a
superare i dubbi degli Apostoli su di Lui, soprattutto sul fatto che la risurrezione non è un fatto
soltanto spirituale,
ma interessa tutta la Sua persona, corpo e anima. Lo stesso sarà per noi
alla fine dei tempi.
Per i cristiani che vivevano in ambienti fortemente intrisi di filosofia e cultura
greca, dove si credeva diffusamente che, dopo la morte, lo spirito vivesse separato dal corpo e la
carne non potesse risorgere, era indispensabile precisare che Gesù risorto non è uno spirito
immortale, senza corpo.
Tanto per rendere l'idea della difficoltà di credere e di annunciare questa
verità, vi ricordo la reazione degli Ateniesi, quando Paolo ne parlò: "Su questo ti ascolteremo
un'altra volta!"
(At 17,32). Beh, anche oggi molti cristiani nutrono più di una perplessità intorno a
questo articolo di fede.
Intorno a queste nuove problematiche le (prime) comunità (cristiane), immediatamente elaborarono
alcune risposte: tra Gesù Crocifisso e il Risorto c'è perfetta identità; Egli si fa riconoscere ai suoi
discepoli, mostrando il segno dei chiodi e della lancia; non appartiene al regno dei morti, come gli
spiriti, perché mangia con loro... "Sono proprio io!", dichiara il Nazzareno.
La gioia della Pasqua non si esaurisce in una semplice euforia momentanea, che ritorna ogni anno,
ma poi svanisce come la neve di primavera!
Infine c'è l'incarico dato dal Figlio di Dio ai discepoli: "Di questo voi siete testimoni!".
Il Vangelo odierno è un vero trattato sulla missione; in esso si anticipano i grandi temi sviluppati
da Luca nel libro degli Atti; il quale descrive la rapidissima espansione della prima Chiesa in tutto
il bacino Mediterraneo.
Fa parte integrante dell'annuncio di Cristo, il mandato dell'annuncio qui descritto come apertura al
futuro a portata universalistica. In poche righe, l'Evangelista traccia le linee portanti della missione
cristiana, così come sono state ricevute e realizzate dalla prima comunità.
Il punto di riferimento è Gesù, il Cristo, con tutto ciò che Egli ha insegnato, in parole e gesti, in
ordine alla Salvezza, e che (il Signore) ha già portato a compimento nel suo corpo morto e risorto.
Ma la missione cristiana non è una (semplice) riproposizione ideologica della vicenda di Gesù, per
opporsi al giudaismo del primo secolo. Il Vangelo di Cristo costituisce un annuncio pubblico che
interessa il destino di tutti gli uomini, di ogni tempo e di ogni cultura, capace di operare un
radicale cambiamento nella storia dell'umanità.

Ci viene offerta una possibilità nuova di uscire dal fatalismo e dalla paura che generano violenza,
schiavitù e ingiustizia.
È questa la vera conversione per il perdono dei peccati.

La vittoria di Gesù sulla morte non è una Verità fine a se stessa, ma pone le condizioni per una
(possibile) nuova libertà; in quanto, lo ripeto, è in grado di redimere l'uomo dall'istinto di morte e
dalla paura
che ne consegue, la quale sta all'origine di ogni forma di sopraffazione violenta
dell'uomo sull'uomo - "mors tua vita mea!" -.
Gli Apostoli propongono questo annuncio di liberazione, non come propaganda ai fini di
proselitismo,
ma come testimonianza vissuta dunque alla portata di tutti.
La loro autorevolezza e credibilità scaturiscono da un'esperienza: fatta di sequela, ma anche di
tradimenti, di cadute, di paure, di dubbi,... infine di fede pasquale, rinata, forgiata nel dolore...
resa forte abbastanza da sopportare tutte le sfide del mondo.