Omelia (25-02-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!

Come vivere questa parola?
"Ora", in quest'oggi che sono chiamato a vivere, è per me "il tempo favorevole", "il giorno della salvezza". Sì, è nell'oggi della mia vita che Dio mi raggiunge con il suo dono. È nel quotidiano che vivo la stupenda avventura della mia redenzione. Così ieri oggi domani, finché mi trovo in questa fase di "gestazione" che mi va abilitando alla vita eterna, anzi che ne è già l'inizio sia pure nella sua incompiutezza. E allora perché la "quaresima"? L'anno liturgico è la grande occasione che la Chiesa ci offre per entrare sempre più vitalmente nella storia della salvezza, per scuotere quel torpore che talvolta si impossessa di noi e rilanciarci nella via dell'impegno e del dono, all'insegna della gioia. Sì, anche il sacro tempo della Quaresima ci parla di gioia. Sullo sfondo, infatti, si profila la meta luminosa dell'evento pasquale nella sua duplice componente di morte-vita che dice il traboccare dell'Amore di Dio per l'uomo. Il carattere penitenziale che la distingue non ha nulla di deprimente proprio perché dettato da un'esigenza di pienezza. Fa pensare al risveglio della natura, alle gemme turgide di vita intorno alle quali il contadino si dà da fare per eliminare rami secchi polloni infecondi. La vita, quella pienezza di vita che Gesù è venuto a donarci, scorre già nelle nostre vene per la grazia del Battesimo, ma è come quei rami là, dove la vita pulsa, urge, vuole esplodere verso un di più, districandosi tra la sterpaglia dei nostri difetti. Un impegno ovviamente non riservato in senso esclusivo alla Quaresima. In ogni istante siamo invitati a fare la verità dentro di noi, riconoscendo la nostra situazione di peccatori perdonati (prima lettura odierna, tratta dal profeta Gioele), ed eliminando ogni forma di ipocrisia e ostentazione, secondo la raccomandazione di Gesù, riportata dal Vangelo. Sempre in agguato, però, è il rischio di lasciarsi andare, assuefacendosi alla mentalità corrente che minimizza il peccato e propone la mediocrità come misura normale della vita. Ecco allora il tempo favorevole della Quaresima che l'invito paolino di "non accogliere invano la grazia" ci stimola a vivere con gioiosa riconoscenza.

Oggi, nel mio rientro al cuore, passerò del tempo a contemplare il Crocifisso, ripetendomi: "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in mio favore". Cosa ho fatto del suo dono? Quale risposta al suo amore sono chiamato a dare in questa quaresima? E pregherò:

Concedimi, o Padre, di ritrovare lo stupore per i grandi doni del tuo amore. Che io non mi abitui all'idea che Gesù ha dato la vita per me, così da non lasciarmene più scuotere e da non apprezzare abbastanza la grazia del Battesimo.

La voce di un Padre della Chiesa
Disponiamoci come ci è stato insegnato alle feste che si avvicinano: non con il volto arcigno, ma con ilarità, come si addice ai santi. Chi è abbattuto, non viene incoronato; chi piange, non ottiene il trofeo. Non essere triste mentre vieni curato. Sarebbe sciocco non rallegrarsi per la salute della propria anima, ma dolersi per la sottrazione dei cibi, mostrando così di dar più importanza ai piaceri del ventre che alla guarigione dell'anima.
Basilio il Grande