Omelia (20-04-2024) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Gv 6,60-69 Come vivere questa Parola? Siamo alla fine del capitolo 6 del Vangelo di Giovanni. È il momento decisivo. Il pubblico di Gesù si trova di fronte a una scelta drastica: accettare Gesù o fare a meno di lui. «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?» Queste parole sono inaccettabili, per loro e per noi. Vanno contro ogni logica. Vogliono portarci al di là di ciò che è ragionevole. Chiunque sia guidato dal buon senso sarà "scandalizzato". Quello che Gesù ci chiede è di uscire dall'ego e di donarci agli altri. «È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla». Questo versetto è fondamentale per comprendere l'intero capitolo. Qui carne e spirito non si riferiscono a due realtà concrete e opposte, ma a due modi di affrontare l'esistenza umana. Solo un atteggiamento spirituale può dare un senso pieno alla vita umana. Vivere solo in base alle esigenze della carne porta a una limitazione radicale, tagliando così la vera meta dell'essere umano. In teoria è molto comprensibile e accettabile, ma in pratica chi di noi crede davvero che la carne sia inutile? Perché lottiamo, perché ci impegniamo, qual è la nostra vera preoccupazione? Dopo aver ripetutamente sottolineato che la sua carne doveva essere mangiata, ora ci dice che la carne non ha valore, che l'unica cosa che conta è lo spirito. Queste parole ci costringono a uno sforzo sovrumano per comprendere ciò che Gesù vuole dirci. Non si tratta di una contraddizione. Si tratta di scoprire che il valore della "carne" deriva dall'essere informata dallo spirito. Con lo spirito, la carne è tutto. Senza lo spirito, la carne non è nulla. Ancora una volta, il significato profondo dell'incarnazione di Giovanni è chiaro.
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