Omelia (26-02-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso? Come vivere questa parola? Nel vangelo odierno Gesù parla della sua passione e indica a quanti vogliono porsi alla sua sequela la via della croce. Un discorso forte che gli stessi apostoli faticano ad accogliere. Un invito che oggi Egli rivolge a ciascuno di noi, ponendosi in netto contrasto con quanto il mondo propone e promette in risposta alla nostra sete di gioia. E ci troviamo ad un bivio: da una parte le allettanti offerte di una società che ha imboccato la via del "tutto e subito e a buon mercato". Dall'altra l'austera via di una vita impegnata a realizzare se stessa nel senso più autentico del termine. Gesù ci mette in guardia da ricette troppo facili e affrettate per essere vere e appaganti: "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde o rovina se stesso?". La gioia non è un frutto spontaneo che cresce in terreni incolti. Essa abita l'uomo nella misura in cui l'uomo abita se stesso. Affonda le radici nelle profondità del nostro io e fiorisce man mano che la nostra realtà più vera si afferma. Più divento ciò che sono più quest'acqua sorgiva affiora, mi inonda e placa la mia sete. È in questa direzione che si pone l'invito pressante del Deuteronomio: "Scegli la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità". Non un cammino di morte, ma di vita. Non un castrante e insano soffocare le proprie potenzialità, bensì il libero dispiegarsi di una volontà signora di se stessa perché in armonia con la volontà di Dio. Il "digiuno" si incastona in questo discorso. Una mortificazione fine a se stessa non solo non ha senso, ma lascia intravedere una personalità malata. L'autolimitazione è perché l'io conquisti se stesso, si possegga e quindi possa cedersi in un autentico dono di amore: espressione culmine di una vita pienamente realizzata e quindi felice. Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi immergerò nel silenzio di tutto il mio essere. Senza farmi violenza, ma con determinazione cercherò quindi di far emergere ciò che mi urge dentro, il mio sé profondo dal quale forse sono tentato di fuggire. E partendo di qui pianificherò il mio cammino quaresimale. Padre buono, che sei più intimo a me di me stesso, svelami il mio volto autentico, quell'immagine che tu hai impresso nel mio DNA e che deve essere liberata come l'opera d'arte dal blocco marmoreo che la imprigiona. Donami il coraggio di collaborare con te in questa stupenda impresa. E di iniziare oggi stesso con la forza dello Spirito e nel nome di Gesù. La voce di un Padre della Chiesa Sforziamoci di lasciare quello che abbiam fatto di noi stessi col peccato e di restare quello che siamo stati fatti attraverso la grazia. Ecco, chi è stato superbo, se convertendosi a Cristo è diventato umile, questo ha lasciato se stesso. Se un lussurioso s'è ridotto alla continenza, questi ha rinnegato se stesso. Se un avaro ha smesso di agognar ricchezze e lui, che rapiva l'altrui, ha imparato a donare il suo, senza dubbio questi ha lasciato se stesso. Papa Gregorio Magno |