Omelia (21-04-2024) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Giovanni 10,11-18 Colpisce la sicurezza con la quale Gesù dichiara, senza alcuna esitazione, che nessuno gli può togliere la vita; è Lui che la dona, volontariamente, e la riprende quando vuole. Credo che converrete sul fatto che il racconto della Passione del Signore non sembra lasciar pressoché alcuno spazio all'autodeterminazione del Figlio di Dio; le diverse scene che compongono la via dolorosa - l'arresto, gli interrogatori, le torture, infine la crocifissione e il colpo di lancia - non depongono certo a favore della tesi secondo la quale il Nazzareno sarebbe signore e padrone di sé e della scena... Ma questo è! Se i Giudei hanno potuto fare scempio del Servo sofferente, come lo definisce il profeta Isaia, è perché Dio aveva già deciso di dare la vita per loro, per noi e per tutti, nella persona del Figlio. Ecco che torna la singolare - perversa? - relazione tra la violenza perpetrata dagli uomini sul corpo di Gesù - il crimine peggiore della storia! -, e l'amore del Padre, così infinito da donare proprio il figlio unigenito... Non saremo mai capaci di capire come, ad un gesto così nefando da parte nostra, possa corrispondere un affetto così profondo e inamovibile di Dio. Non ci resta che credere. Del resto, anche la prima comunità fondata personalmente dal Maestro di Nazareth - gli Undici, cui si unì più tardi Paolo di Tarso - faticò non poco a decifrare in filigrana il disegno salvifico di Dio, nei fatti tragici di quell'ultima settimana: la durezza delle parole che Pietro rivolge ai Capi del popolo e agli Anziani - "Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno che voi avete crocifisso..." (cfr. Prima Lettura) - rivela che l'attenzione dei discepoli era quantomeno sbilanciata - e molto! - sulle responsabilità, sulla colpa dei Giudei. Ci vorrà tempo e soprattutto la predicazione di Giovanni, perché, in seno alla Chiesa nascente, cominciasse a delinearsi un pensiero teologico sulla Persona del Cristo, meno, per così dire, risentita verso coloro che a diverso titolo contribuirono all'uccisione di Gesù. La pagina di Vangelo di questa IV Domenica di Pasqua riporta un famoso insegnamento di Gesù e comincia così: "Io sono il buon pastore...". La parabola del pastore che conosce le sue pecore e le pecore conoscono lui, si muove su uno sfondo assai familiare alla vita palestinese. Al giorno d'oggi, tramontata ormai la società fondata sulla pastorizia nomade, chissà a quale modello si identificherebbe il Signore... Ma torniamo alla parabola: ogni sera i pastori conducono il gregge nell'ovile per la notte. Un recinto comune serve generalmente ad ospitare diversi greggi. Al mattino, ciascun pastore grida il suo richiamo e le pecore che riconoscono la voce del loro pastore, lo seguono. Al di là della scena bucolica a cui Gesù fa riferimento, vi è un tema biblico che attraversa l'Antico Testamento - Salmo 23, Ez 34,24-31; 37,21-28 -: la grandezza dell'amore di Dio, la scelta di un popolo al quale rivelarsi, la preoccupazione per questo popolo, la condanna dei falsi pastori, l'impegno a ricondurre il popolo dalle sue successive schiavitù. Ma anche i Vangeli danno ampio risalto al tema di Gesù-Pastore. In particolare, dall'opera di Giovanni emerge un vero e proprio grappolo di tematiche, intorno alla figura del Bon Pastore, ma non solo; anche le pecore sono un modo per rendere la figura del credente. Ritorna il tema della sequela, che nella pagina odierna assume ulteriori precisazioni. Intanto: la sequela suppone una chiamata da parte di Gesù; di più: un possesso da parte di Gesù! Ne consegue il rifiuto da parte del discepolo di avere altri maestri, o, per restare in tema, seguire altri pastori. Cristo è l'unico ed esclusivo Maestro, l'unico ed esclusivo Pastore. Siamo sinceri: quanti maestri abbiamo oltre il Cristo - sempre che Cristo ci sia maestro -? il mercato dei mentori, offre di tutto di più! Ora, si dice, perché dovrei sceglierne uno e rinunciare a tutti gli altri? mi sento libero di sperimentare, di ascoltare, di seguire un maestro, ma anche un altro, e un altro ancora... cogliendo il meglio di tutti; come l'ape vola di fiore in fiore, succhiandone il dolce nettare... Del resto di persone buone, preparate, generose nell'offrire i propri talenti,... ce ne sono a iosa! ...il bene è sparso ovunque! E così capita di incontrare una coppia di genitori cristiani, i quali chiedono il battesimo per il proprio bambino; e, interrogati sui motivi per i quali intendono battezzarlo, rispondono press'a poco così: vogliamo battezzare nostro figlio, perché l'ultimo chakra che si chiude è quello sul capo: e cosa c'è di meglio dell'acqua benedetta per favorire la chiusura del chakra del capo?.... Questo è un tipico esempio di sincretismo religioso, una mescolanza di fedi e ritualità religiose diverse. Gente che si professa cristiana, ma crede nella reincarnazione; segue Cristo (?), ma anche Buddha, Confucio e Sai Baba... Sostanzialmente si evita di scegliere, nella convinzione erronea che, in fondo, uno vale l'altro; meglio dunque sceglierli tutti... per non sceglierne in verità nessuno. Tornando un ultima volata al Vangelo di oggi, la relazione tra il pastore e le pecore, così come ce la descrive Giovanni, produce l'effetto preziosissimo della mutua conoscenza, che sta a fondamento della comunione; non solo comunione di pensieri, ma anche di esistenza. Questo è infatti il ricco, prezioso significato del verbo "conoscere", secondo l'uso che ne fa la Scrittura. Il cammino della fede degli Apostoli non si è concluso con l'Ascensione del Risorto. Il ritorno di Cristo al Padre e, più ancora, la Pentecoste dello Spirito Santo sugli Undici hanno suscitato nuove intuizioni, nuove conoscenze sulle Verità che riguardano la Persona del Figlio. L'adesione della fede, una fede fecondata dal sangue, consente di approfondire l'Amore per il Cristo, la comprensione sempre più profonda del Suo sacrificio; non più solo il frutto amaro della violenza prevaricatrice degli uomini; ma prima ancora e molto di più, il dono senza limite e senza tempo di un Dio, che Giovanni, a ragione, definisce con una sola parola: AMORE. E così sia. |