Omelia (27-02-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Non è questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire chi è nudo, senza distogliere gli occhi dalla tua gente? Come vivere questa parola? La liturgia odierna richiama la nostra attenzione sulla dimensione relazionale del digiuno cristiano. È l'assenza dello Sposo, ci dice Gesù, a motivare tale pratica. È la presa di coscienza che lentamente ci si è allontanati da lui, preferendo al desco nuziale quello che ci veniva imbandito su altre mense. Sì, il digiuno si radica qui, in questo vuoto che lascia emergere la nostalgia di Dio. L'Unico che possa saziare la nostra "fame" di autenticità, di gioia, di realizzazione. È un digiuno che dice allontanamento da tutto ciò che non è Lui per possedere ed essere posseduti da Lui. È un digiuno, quindi, che affonda le sue radici nell'AMORE e produce frutti di amore. Non c'è che da diffidare di un digiuno che non si traduca in atteggiamenti di disponibilità a Dio e di attenzione all'altro. È Isaia a puntualizzare soprattutto quest'ultimo aspetto. Il vero digiuno, egli dice, non è togliersi il pane di bocca, ma privarsene per sfamare l'indigente; non è praticare una forma di ascesi, che potrebbe anche gratificarci, ma mortificare quegli appetiti disordinati che sono alla radice delle varie forme di oppressione; non è imporsi una rinuncia con lo sguardo compiaciuto rivolto al nostro "progresso spirituale", ma l'attenzione all'altro in cui riconoscere i tratti del fratello. La pratica quaresimale del digiuno si schiude allora sull'orizzonte sconfinato della carità. Oggi, nella mia pausa contemplativa, rileggerò il passo di Isaia, lasciandomi da esso interpellare circa l'autenticità dei miei "digiuni" Non permettere. Signore, che io mi assida da solo al banchetto della vita senza preoccuparmi della fame dei miei fratelli e sorelle. La voce di un Padre della Chiesa Il nostro vero digiuno non sta nella sola astensione dal cibo; non vi è merito a sottrarre alimento al corpo se il cuore non rinuncia all'ingiustizia e se la lingua non si astiene dalla calunnia. Leone Magno |