Omelia (05-02-2006)
don Marco Pratesi
Grandi cose ha fatto il Signore per noi

Il Vangelo oggi ci presenta Gesù che opera miracoli e guarigioni.
Oggi, per qualcuno i miracoli di Gesù sono un ostacolo alla fede, nel senso che sembrano favole. Ma nei Vangeli questo aspetto è troppo importante per essere liquidato come mitologia.
I miracoli sono ineliminabili dall'attività di Gesù perché sono segni chiari e parlanti di un Dio che non sta solo a guardare alla finestra, impotente o indifferente, ma che entra nella storia, interviene, si fa vicino ("prossimo") e salva.
I miracoli sono inseparabili dalla Parola del Signore. Gesù non è solo un rabbi, un maestro, né solo un guaritore: egli insegna e guarisce. Insegnamento e attività salutare sono inseparabili, l'uno ha bisogno dell'altro.
I miracoli danno peso, spessore e autorità alla parola di Gesù, e lo accreditano come inviato dal Padre, addirittura lasciando intravedere la sua gloria di Figlio unigenito del Padre, e lo stesso mistero di amore della Trinità.
I miracoli rappresentano, e nel modo più vivo ed espressivo, ciò che il Vangelo di Cristo è e produce: liberazione, vita, gioia, fraternità; in una parola: il Regno di Dio. Essi sono immagine dei beni messianici di cui Gesù è portatore, e che, nel tempo della Chiesa, saranno dati nei sacramenti. Pensiamo al legame che esiste tra il miracolo del cieco nato e il battesimo, o tra la moltiplicazione dei pani e l'eucarestia. Il miracolo ci dice il progetto di Dio sull'uomo: la vita piena, un progetto che si realizza già nel presente, ma troverà la sua perfezione solo alla fine del tempo. Anche di questo ci parlano i miracoli, del momento in cui ogni male sarà definitivamente cancellato, ogni lacrina asciugata.
A loro volta i miracoli hanno bisogno della Parola del Signore, perché ricevono il loro senso da essa, e solo in quel quadro si possono correttamente interpretare. Altrimenti diventano fine a se stessi, e non conducono alla salvezza. A volte Gesù ha proprio costatato con amarezza questo: la gente si è fermata al miracolo, ma non ha capito il segno che esso rappresentava. "Se tu indichi la luna allo stolto, egli guarderà il dito". Soltanto la Parola di Dio, ascoltata e accolta, può aprirci il senso vero del miracolo, perché esso diventi salvezza piena.
Dunque, che cosa significa per noi, in pratica, tutto questo?
Significa credere che Dio è vicino e interviene nella nostra vita come vuole; avere una fiducia semplice, se vogliamo infantile, che la nostra storia è pienamente nelle sue mani e non semplicemente regolata da leggi anonime e senza volto.
Significa accogliere i segni della cura da parte di Dio e i suoi doni (sapendo vedere anche i miracoli ordinari, come il sole che sorge, il seme che germoglia, la vita che sboccia nel grembo) con intelligenza spirituale, passando dal dono al donatore, dalla guarigione al medico, dal segno a ciò che esso indica.
Attraverso questi segni noi, ignoranti delle cose di Dio e tardi a credere ciò che non tocchiamo e a sperare quello che non vediamo, facciamo gradatamente esperienza della sua potenza e del suo amore, e non dubitiamo che la sua parola sia una parola di salvezza, e il suo insegnamento una via verso la vita; scoprendo in tal modo il vero miracolo: "Al mondo esiste un solo essere assolutamente bello, Cristo; e l'apparizione di questo essere immensamente, infinitamente bello, è di certo un infinito miracolo". (Dostoevskij)

All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci liberi da ogni male, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:
Fiduciosi nella potenza e nella bontà di Dio, chiediamo al Padre di essere liberati dal male: