Omelia (05-02-2006)
Agenzia SIR


L'incontro di Gesù con i malati è frequente nel Vangelo. Né si tratta soltanto di malati nel corpo, ma anche nello spirito. Nei loro confronti, l'atteggiamento di Gesù è sempre quello di compassione e di condivisione per la loro sofferenza

La prese per mano – Gesù entra nella casa di Pietro e gli parlano della suocera dell'apostolo, che era a letto con la febbre. "Gesù, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli". Il racconto di Marco sembra di una ovvietà estrema. In realtà, mette in luce un particolare significativo: il gesto di Gesù che prende per mano la suocera di Pietro. A noi potrebbe sembrare il gesto più naturale, non così per i discepoli di Gesù, abituati a considerare le donne quasi inferiori, quanto meno non degne di particolari attenzioni. Non è così per Gesù che per le donne mostrerà, più volte, una particolare attenzione, tanto da affidare a loro l'annuncio della Risurrezione. Per Gesù quel "prendere per mano" la suocera di Pietro non è soltanto un gesto di cortesia, ma indica la sua stima per la donna, in quanto donna e, come maestro, vuol indicarne la dignità e il non pregiudizio nei suoi confronti. Un gesto voluto, intenzionalmente, per indicare che non ci devono essere differenze tra uomo e donna, essendo tutti ugualmente figli dello stesso Padre.

Guarì molti – Prosegue il racconto di Marco: "Dopo il tramonto del sole, gli portarono tutti i malati e gli indemoniati... Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni, ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano". Impressiona questo frequente accostamento nel Vangelo tra malati e indemoniati, quasi fossero una sola categoria di sofferenti: gli uni nel corpo e gli altri nello spirito. Sembra indicare anche un'unica radice, quella del male. Gesù è venuto a salvare l'uomo da tutte le sue infermità a cominciare da quella più grave, che è il peccato. È proprio l'origine e il significato del suo nome. L'angelo aveva detto in sogno a Giuseppe: "Lo chiamerai Gesù perché salverà il mondo dal suo peccato". La stessa parola "peccato" non ha più posto nella nostra cultura. Al più si parla per gli psichiatri di "senso di colpa". E ci si affida alla terapia anziché al confessionale. Anche per questo crescono le malattie dello spirito, che avrebbero bisogno di un altro Guaritore.

In un luogo deserto – Da quanto si legge nei Vangeli, le giornate di Gesù non erano molto tranquille. Quando la folla sapeva della sua presenza, correva da lui. Ma "quando era ancora buio, Gesù, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava". Sono frequenti questi momenti di silenzio e di preghiera, in luoghi deserti. Sarebbe interessante conoscere i contenuti della preghiera di Gesù, i suoi colloqui con il Padre, in profonda intimità. Possiamo cogliere qualcosa dalla preghiera che ci ha insegnato: "Padre nostro, che sei nei cieli". Una preghiera di lode, di confidenza e di abbandono più che di richiesta. Certo anche noi abbiamo bisogno di trovare qualche spazio di silenzio per la nostra preghiera. Momenti nei quali troviamo il coraggio di entrare in noi stessi, di isolarci dal mondo, per trovare il modo di stare con Dio. Di ascoltare la sua voce nel silenzio e farla entrare nel profondo del nostro cuore.

Commento a cura di don Carlo Caviglione