Omelia (29-04-2024) |
Missionari della Via |
Gesù ci parla di un linguaggio rivelato ai piccoli, a coloro che evangelicamente vivono la purezza della Parola di Dio e la accolgono nel loro cuore. Questo dono ai piccoli è frutto della benevolenza di Dio, perché nel mondo i piccoli, quelli che "non contano nulla" secondo le logiche del mondo (spesso guidato da logiche di mercato e di potere), sono considerati meno, sono spesso messi da parte e, purtroppo, derisi. Ancor di più, dove regna la prepotenza, mettere da parte coloro che cercano di fare il bene è all'ordine del giorno. Queste opere abusanti, Dio le conosce e sa che appartengono al mondo e ai suoi meccanismi. Queste usanze sono tipiche dello spirito del male, apprese da Lucifero, il primo divisore, il primo sovvertitore della realtà, colui che non porta più luce ma tenebre nel mondo. Perciò Dio segna una strada privilegiata e sottovalutata: quella della piccolezza, che è capace di contenere la rivelazione di Dio e vincere il male. Tanti santi hanno capito questo grande segreto di Dio, che non solo parla attraverso gli umili e vive in loro, ma consola gli stanchi e gli oppressi. Purtroppo, siamo stanchi non solo per i dolori fisici, ma anche per i dolori morali e spirituali, oltre che per tutte le volte che proviamo ad essere piccoli e ci ritroviamo a rimpiangere di non essere prepotenti, perché ci sentiamo schiacciati dagli altri. Per decidere di essere piccoli, bisogna preferire totalmente le cose di Dio e decidere di rinunciare anche ai privilegi della prepotenza, bisogna combattere una battaglia diversa, verso una meta diversa, migliore, più ambiziosa: il cielo. Lì sicuramente la piccolezza regna! Tuttavia non scoraggiamoci; capita, infatti, che ci sono spazi in cui i piccoli sono riconosciuti. Laddove, su questa terra, ci sono angoli di cielo e non semplici angoli di mondo, i piccoli sono riconosciuti come amici di Dio. Oggi chiediamo al Signore di affidarci a lui, di coltivare la piccolezza e di offrirgli le nostre oppressioni e le nostre stanchezze, anche quelle irrequietezza che ci fanno dire: "potrei schiacciare anche io gli altri!": «Mi rivolgo perciò a voi, icone sacre dell'irrequietezza, per dirvi che un piccolo segreto di pace ce l'avrei anch'io da confidarvelo. A voi, per i quali il fardello più pesante che dovete trascinare siete voi stessi. A voi, che non sapete accettarvi e vi crogiolate nelle fantasie di un vivere diverso. A voi, che fareste pazzie per tornare indietro nel tempo e dare un'altra piega all'esistenza. A voi, che ripercorrete il passato per riesaminare mille volte gli snodi fatali delle scelte che oggi rifiutate. A voi, che avete il corpo qui, ma l'anima ce l'avete altrove. A voi, che avete imparato tutte le astuzie del «bluff» perché sapete che anche gli altri si sono accorti della vostra perenne scontentezza, ma non volete farla pesare su nessuno e la mascherate con un sorriso quando, invece, dentro vi sentite morire. A voi, che trovate sempre da brontolare su tutto, e non ve ne va mai a genio una, e non c'è bicchiere d'acqua limpida che non abbia il suo fondiglio di detriti. "Non abbiate paura e cercate la sorgente della pace. A tutti voi voglio ripetere: non abbiate paura. La sorgente di quella pace, che state inseguendo da una vita, mormora freschissima dietro la siepe delle rimembranze presso cui vi siete seduti. Non importa che, a berne, non siate voi. Per adesso, almeno. Ma se solo siete capaci di indicare agli altri la fontana, avrete dato alla vostra vita il contrassegno della riuscita più piena. Perché la vostra inquietudine interiore si trasfigurerà in «prezzo da pagare» per garantire la pace degli altri. O, se volete, non sarà più sete di «cose altre», ma bisogno di quel «totalmente Altro» che, solo, può estinguere ogni ansia di felicità. Vi auguro che stasera, prima di andare a dormire, abbiate la forza di ripetere con gioia le parole di Agostino, vostro caposcuola: «O Signore, tu ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» (don Tonino Bello). |