Omelia (05-05-2024) |
padre Ezio Lorenzo Bono |
“Solo l' amare conta, non l' aver amato” (PPP) I. Una volta un ragazzo mi ha detto piuttosto sconsolato: "Io penso che i miei genitori non mi amano. Infatti non mi hanno mai detto ti amo. Loro pensano solo a lavorare". Allora gli chiesi: Toglimi una curiosità: ogni volta che vieni a scuola ti vedo sempre con vestiti molto belli, li hai comprati tu? No, i miei genitori, rispose. Continuai la conversazione. Ho visto la casa dove tu abiti, è molto bella, chi l'ha comprata? I miei genitori. Tu sei un ragazzo ben nutrito, sano, possiedi tante cose belle, chi ti nutre, ti porta dal medico e ti compra tutte quelle cose? I miei genitori. Ogni anno so che vai in vacanza in posti molto belli, chi ti paga le vacanze? I miei genitori. Tu stai studiando in questa bella scuola, hai tutti i libri e materiale scolastico e sportivo, chi paga le spese dei tuoi studi? I miei genitori. Ad ogni domanda che gli facevo la risposta che lui mi dava era sempre la stessa: i miei genitori. E così infine gli ho chiesto: e tu pensi che i tuoi genitori non ti amano? Il modo migliore per dire ti amo non è con le parole ma con le opere. I tuoi genitori che come tu dici pensano solo a lavorare, magari lavorano tanto per te, per dare alla famiglia una vita serena. II. Nel Vangelo di questa domenica abbiamo la sintesi di tutto il messaggio evangelico: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici". Gesù non ha detto "di chi dice di amare i suoi amici" ma "di chi da la vita per i suoi amici". E poi Gesù aggiunge: "Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando", non se mi dite che mi amate, ma se obbedite al comando che vi ho dato. "Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri". In un altro momento Gesù afferma: "Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio", quindi non chi parla, ma chi fa. Come Dio Padre che ha tanto amato il mondo da mandare suo figlio. Le parole d'amore che diciamo sono vere parole d'amore solo se corrispondono a gesti d'amore, altrimenti sono solo parole vuote. Ci sono tanti modi di dire "ti voglio bene", per esempio: come stai? L'altro giorno ti ho pensato. Mi sembri un po' giù. Com'è andata la giornata? Posso fare qualcosa per te? Ti è passato il mal di testa che avevi? Come sei uscito/a bene nella foto. Che bel vestito che hai. Quando arrivi manda un messaggio. Hai la faccia smorta. Per qualsiasi cosa conta su di me. Ti faccio tanti auguri. Quando viene a trovarmi? Ti fa male qualcosa? Complimenti per il risultato raggiunto. Guida con attenzione. Prenditi cura di te. Io ci sono. Mi manchi, o come dicono i brasiliani "saudades". Queste sono parole che dicono un'attenzione, che dicono amore. Possiamo dire "ti voglio bene" traducendo queste parole in gesti, sguardi, sorrisi. III. Per concludere. Il cantante poeta Franco Battiato diceva in una sua bellissima canzone: "La stagione dell'amore viene e va / I desideri non invecchiano quasi mai con l'età /... / La stagione dell'amore tornerà". Dalla missione di amare non si prende mai il congedo. Non si deve smettere mai di amare. Magari non sarà più l'amore che strappa i capelli, anche perché come cantava De André nella sua Canzone dell'amore perduto "l'amore che strappa, i capelli è perduto ormai". Sarà amore fatto di piccoli gesti, di semplici parole come quelle che abbiamo elencato prima, o di sguardi pieni di amore, e di sorrisi. Come diceva il poeta Pier Paolo Pasolini nelle "Cenere di Gramsci": "Solo l'amare, solo il conoscere conta. Non l'aver amato, non l'aver conosciuto". Il verbo amare è un verbo che si declina solo al presente. E quindi non restiamo a rimpiangere amori passati ma ad investire in amori presenti, con tutto l'amore di cui siamo ancora capaci, senza chiudere mai il cuore, perché la stagione dell'amore non finisce mai. |