Omelia (05-05-2024) |
padre Gian Franco Scarpitta |
L' amore è trinitario e per questo universale Mai come nella croce di Gesù l'amore di Dio si rivelava universale e sconfinato, Come afferma Ratzinger in un suo testo "la croce è l'essere più forte dell'amore sulla morte"; ne è il costitutivo essenziale e più convincente, l'elemento più caratterizzante e decisivo perché in essa tutto quello che Dio poteva dare agli uomini non lo ha risparmiato. Si intende però a tutti gli uomini, senza esclusioni e suddivisioni etniche o di appartenenza sociale e se qualcuno non raccoglierà i frutti di questa redenzione, ciò sarà soltanto perché di questo amore non avrà voluto avvalersi. I benefici della croce, che si ripresenta nel Sacramento dell'Eucarestia, possono infatti essere accolti e assimilati, ma anche rigettati e osteggiati e questo a discapito di chi in tal modo vi reagisce. Del resto, lo Spirito "soffia dove vuole"(Gv 3, 8) e chiunque agisca nel nome di Gesù con retta intenzione e non con finalità arbitrarie, certamente è gradito e ben accolto da Gesù stesso (Mc 9, 38 - 40) e rivolge sempre un considerevole servizio al mondo e alla società. Per questa ragione, occorrerebbe che entrassimo ancora oggi nell'impostazione di Dio che "non fa preferenza di persone" (1 Lettura At) e che è capace di dispensare i suoi favori, la sua salvezza e anche i suoi talenti secondo i suoi programmi e senza distinzione. Dovremmo cioè non mostrarci preclusi nei confronti di coloro che, sia all'interno dei nostri movimenti, sia in altri ambiti cristiani, agiscono in modo differente da noi o si riproducono in altre iniziative con lo stesso scopo di rivolgere a tutti lo stesso messaggio di salvezza di cui Cristo ci ha resi mandatari. Occorre che usassimo meno pregiudizi nei confronti di chi adopera altri metodi e se è vero che in determinate situazioni vanno riprovati e disciplinati gli eccessi e le mistificazioni spropositate (gruppi, movimenti, azioni, ecc ) è altrettanto vero che le differenti identità all'interno della Chiesa sono sempre preziose e complementari. Ciascuno a modo proprio, reca a tutti lo stesso messaggio divino di salvezza. Nei confronti delle altre chiese o movimenti religiosi certamente va usata prudenza e circospezione, specialmente verso i gruppi a carattere proselitistico; questo però non smentisce che debbano essere valorizzati come prezioso dono di formazione e di edificazione spirituale anche i contenuti di dottrina e di saggezza provenienti da altre culture religiose e possibili ad essere accettate da parte nostra. Anche presso le chiese ortodosse e riformate, come pure in altre religioni, vi sono elementi dii verità e di grande elevazione culturale e spirituale che non vanno affatto trascurati, ferma restando prudenza e discernimento. Il bene va sempre accolto da qualsiasi parte provenga, perché è lo stesso contrassegno dell'amore di Dio che manda lo stesso Spirito capace delle medesime operazioni dappertutto e non solo nei nostri ambiti. E' il bene che scaturisce dall'amore con cui Gesù ci ha amati per primo consegnandosi volontariamente alla passione e alla morte cruenta e che palesa senza riserve ai suoi discepoli ancor prima, nel suo discorso di congedo quasi contestuale alla lavanda dei piedi che ne è l'espressione totalizzante. Gesù invita i suoi ad essere coinvolti nel medesimo amore che, nello Spirito Santo, unisce lui al Padre sin dall'eternità, perché l'amore è l'unico vincolo possibile con il quale anche noi possiamo essere immessi nella Trinità medesima per vivere interamente in Dio. Gesù Cristo ci insegna che Dio Padre, Figlio e Spirito, nell'amore vicendevole di pericoresi interna a loro non vive una dimensione di distacco o di indifferenza da noi, ma in questo stesso amore ci vuole coinvolgere e attrarre perché anche noi diventiamo partecipi della vita divina. Seguendo il Figlio incarnato Gesù Cristo, relazionandoci a lui e osservando i suoi comandamenti e le sue indicazioni, possiamo accedere a Dio Padre che è verità assoluta. Il comandamento più grande però, delineato da Giovanni come antico e pur sempre nuovo (1Gv 2, 7 - 8) è quello dell'amore vicendevole gli uni per gli altri sullo stesso modello di Cristo. Per facilitarci in questo percorso, Gesù preferisce usarci confidenza e apertura quale egli stesso la vive nei rapporti del Padre nello Spirito e per questo ci chiama "amici", cioè diretti destinatari della sua fiducia e della sua buona disposizione. Sempre che però non ci si faccia prendere dall'orgoglio e dalla gelosia facendo dell'amore una proprietà privata e circoscritta. Nessuno ha il monopolio dell'amore né dello Spirito che lo suscita. Né tantomeno alcuno di noi può pretendere che lo Spirito assuma i nostri progetti e i nostri connotati per poter agire. Non per niente Pietro, fino ad allora abituato a distinguere fra cibi impuri e alimenti accettabili per purezza e dignità, viene raggiunto prima da una visione a casa di Simone conciatore a Giaffa nella qualche comprende che tutto ciò che Dio ha creato è puro e degno e va accolto come dono (At 10, 7 - 16); ora a casa di Cornelio comprende di conseguenza che non deve sussistere discriminazione alcuna fra circoncisi e non circoncisi, perché Dio non fa differenza di persone. Appunto perché lo Spirito Santo agisce dove vuole, riscontra che la sua presenza innovativa e illuminante si riversa su tutti, anche sui pagani e i "lontani", fino ad allora considerati impuri e dai quali si pretenderà ancora che vengano circoncisi anche da cristiani (At 15). Dio non fa preferenza di persone e manifesta il suo amore universale attraverso tutti e a tutti lo rivolge, come pure a tutti rivolge la salvezza. |